Operazione Inferis, le angurie “do Ierru”: banda controllava bancarelle

 
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Gela. I tentacoli di Alferi raggiungevano un settore che, per la sua banda, era assolutamente strategico: quello delle bancarelle per la vendita di frutta e verdura.

Il vero business erano le angurie e, per questa ragione, nelle torride estati cittadine nessun’ambulante avrebbe mai potuto permettersi di applicare un prezzo inferiore a quello imposto dal capo. Un controllo massiccio mantenuto per almeno un decennio.
Quando Peppe ‘u ierru finì in carcere, la gestione del territorio passò a Giuseppe Biundo e Rosaro Moscato, compagni delle sue figlie. Gli inquirenti, così, hanno ricostruito le fattezze di un affare fondamentale.
A svelarne i particolari, anche il collaboratore di giustizia Emanuele Cascino, ex figlioccio di Alferi. Dalle sue parole, emerge l’assoluta assenza di concorrenza fra le bancarelle. Chi sgarrava, cercando di applicare prezzi più bassi, veniva punito. Nell’estate di due anni fa, la banda decise che il prezzo giusto era ottanta centesimi al chilo.
A questo diktat, però, non si piegò uno dei concorrenti di Alferi. Le dichiarazioni rese davanti agli inquirenti da Rosario Verderame, infatti, sono state utilizzate per rafforzare tutti i sospetti alla base della maxi indagine. Al servizio del presunto boss, inoltre, ci sarebbe stato il quarantaseienne Rosario Consiglio: prima, fedelissimo di Alferi ma, dopo il suo arresto, entrato in contrasto proprio con Giuseppe Biundo.
A dare fastidio agli affari della banda sarebbero stati, soprattutto, i prezzi troppo bassi applicati dalle grandi catene di supermercati. Come ricostruito dagli inquirenti, le ire di Alferi si scagliavano in direzione dei punti vendita Eurospin: capaci di piazzare angurie a 29 centesimi al chilo.
Per gestire un settore così difficile, bisognava imporre l’autorità con la violenza. Così, stando ai magistrati, non sarebbero mancati gli incendi e le bancarelle sottratte, con la forza, agli originari proprietari.

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