Orazio Sotti ucciso dai fratelli Cilio, chiesto l’ergastolo per Giuseppe: 24 anni a Salvatore

 
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I fratelli Salvatore e Giuseppe Cilio

Gela. Ergastolo per Giuseppe Cilio e ventiquattro anni di reclusione al fratello Salvatore. Per il pubblico ministero Eugenia Belmonte e per il procuratore capo Fernando Asaro sarebbero stati loro a progettare ed eseguire l’omicidio dell’allora ventiduenne Orazio Sotti, ammazzato davanti al garage della propria abitazione, a Fondo Iozza. Ai due fratelli niscemesi si arrivò dopo anni di indagini, quando sembrava che il caso potesse rimanere irrisolto. Furono i poliziotti del commissariato, insieme ai pm della procura, a dare un volto ai presunti assassini. Gli imputati, difesi dagli avvocati Salvo Macrì e Luigi Cinquerrui, avrebbero agito dopo aver scoperto che il giovane Sotti aveva intrattenuto relazioni sentimentali con le loro fidanzate del tempo. Una requisitoria, quella del sostituto procuratore Eugenia Belmonte, che non ha lasciato spazio a dubbi. Stando all’accusa, sarebbero stati i due fratelli ad agire. Il ventiduenne venne finito a colpi di arma da fuoco. I genitori, dopo quanto accaduto nel dicembre di diciotto anni fa, iniziarono subito a chiedere che si facesse luce sull’omicidio. Addirittura, almeno nei giorni immediatamente successivi, era stato accostato a possibili piste legate alla criminalità organizzata. Orazio Sotti, però, non aveva nulla a che fare con la guerra di mafia che in quel periodo era tornata a farsi sentire.

L’omicidio a Fondo Iozza. Gli imputati, sostenuti dai loro difensori, nel corso della lunghissima istruttoria dibattimentale hanno sempre escluso che quella morte fosse da collegare ad una loro azione. Nel corso del dibattimento, sono stati ascoltati in aula, anche tramite videoconferenza internazionale, decine di testimoni, tutti amici e conoscenti del giovane ucciso. Per i pm, dall’intero quadro probatorio emergerebbe il ruolo dei due fratelli niscemesi, che prima della notte di fuoco avrebbero avuto pure l’occasione di minacciare il ventiduenne. Ci sarebbero stati degli incontri, che per i difensori però sarebbero stati ricostruiti sempre in modo piuttosto confuso. In base alle richieste arrivate dal pm, ad eseguire materialmente l’agguato sarebbe stato Giuseppe Cilio, dopo però aver condiviso il piano con il fratello Salvatore. A supporto della requisitoria del sostituto Belmonte, anche la parte civile ha chiesto le condanne. I familiari del giovane ucciso, infatti, si sono costituiti con gli avvocati Giuseppe Cascino e Francesco Minardi. I legali di parte civile hanno chiesto il riconoscimento del diritto al risarcimento dei danni, confutando quanto sostenuto dall’accusa. Domani, invece, tocca ai difensori, gli avvocati Salvo Macrì e Luigi Cinquerrui, che esporranno le loro conclusioni. I giudici della Corte d’assise di Caltanissetta emetteranno il loro verdetto proprio a conclusione dell’udienza.

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