Ospedale declassato, porta d’accesso alla sanità privata dopo inutili ricoveri

 
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Gela. “Nell’ospedale “Vittorio Emanuele” si vive alla giornata mentre il nuovo management dell’Asp di Caltanissetta si trincera in un assordante silenzio”. L’ultima, in ordine di cronaca, a tracciare il preoccupante stato di salute della sanità gelese è la segreteria provinciale Nursind, sindacato infermieristico, che ha stilato una lunga lista di promesse sfociate negli anni in bugie e disagi che mortificano il presidio ospedaliero di via Palazzi e i poliambulatori del Distretto sanitario locale. Poco prima, in un illogico siparietto, avevano cavalcato la questione il gruppo consiliare dem e la commissione consiliare Sanità tutti composti davanti alle somme extra, rispetto ai loro lauti compensi, incassate dai componenti del management dell’Asp che di certo mortificano migliaia di utenti dimenticati in liste di attesa ferme al palo e, quindi, costretti a pagare di tasca loro per approdare nelle strutture private del territorio.
Una spesa corrisposta due volte se si considera il crescente budget legato alla migrazione sanitaria pagato dall’incongruente Asp di Caltanissetta.
Un azzardo, infatti, ipotizzare di accedere in una delle quattro sale del gruppo operatorio per pazienti non catalogati nella lista delle emergenze o in evidente pericolo di vita. Gli interventi programmati, ovvero quelli legati a patologie lievi che costringono a rimanere a letto anche in una stanza di degenza, non vengono garantiti e i rinvii alle calende greche agevolano la crescente migrazione sanitaria.

Nei giorni festivi i reparti si permettono il lusso di chiudere e sospendere anche esami di routine indispensabili a dimettere pazienti ricoverati e liberare i pochi posti letto disponibili.
“Personale carente e problemi strutturali – evidenza il Nursind – La sanità nissena è ancora in piena emergenza e a un mese dall’incontro con il commissario dell’Asp Furnari si registra un silenzio assordate. Abbiamo inoltrato diverse missive di incontro, per cercare di avere sempre un confronto costruttivo. Missive che purtroppo non hanno avuto seguito e ci chiediamo il perché”. Mentre il Nursind aspetta risposte alle proprie domande e le coalizioni politiche, dopo avere garantito occupazione a persone loro vicine, fingono di non conoscere e non gestire lo stato disarmante della sanità locale, i servizi vengono cancellati o semplicemente promessi e amplificati con inaugurazioni del nulla. Non è isolata quella dell’inesistente unità Breast Unit promossa da Rosario Crocetta ad ottobre dello scorso anno, in qualità di presidente della Regione, seguito in parata dal direttore del presidio ospedaliero Luciano Fiorella e dai fedelissimi della cometa crocettiana.
Nel frattempo, come sottolinea il Nursind, il reparto di Malattie infettive, chiuso nel 2016, è piombato nel dimenticatoio mentre i pazienti a rischio contagio vengono stipati nell’affollatissimo triage del Pronto soccorso in attesa di posti letto. Lo stesso Pronto soccorso di via Palazzi, primo per attività nel territorio nisseno con 45 mila prestazioni annue, risponde alle emergenze con appena cinque medici (primario compreso). Con il placet del management un camice bianco vincitore di concorso per Gela è stato trasferito a Caltanissetta. Decisioni oscure (insieme a tante altre) e ignorate anche dalle sigle sindacali competenti del comparto sanità. E’ rimasto solo sul piano aziendale l’avvio dell’Utin e rischia il tracollo la Radioterapia, Cardiologia, Psichiatria e l’Hospice, reparto rimasto con due soli medici.
“Molti altri reparti necessitano di una totale ristrutturazione ed innovazione tecnologica – denuncia il Nursind -, quanto quella strumentale, l’attività ambulatoriale è ridotta per la Cardiologia e per le visite cardiologiche, ecg, ecocardio, holter, e consulenze si vive alla giornata”.
A trarre vantaggio in questa gestione fallimentare della sanità locale sono le numerose cliniche private dell’isola, troppo spesso legate ad esponenti politici o loro parenti e sanitari in carica, capaci di intercettare i pazienti più agiati e disposti a mettere mano al portafogli pur di uscire dal tunnel della malattia.

1 commento

  1. Vergogna , Vergogna il cittadino di Tusa
    ha fatto um bel lavoro complimenti
    il pronto soccorso dell’ astenteria sembra
    un lazzareto l’ ospedale è chiuso
    tutti a emigrare nelle A S P di altre province

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