Paghe tagliate per 11 ore di lavoro, la trincea delle campagne: “E’ schiavismo!”

 
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Gela. “Siamo allo schiavismo puro e semplice. Nelle campagne della città, le retribuzioni per i lavoratori si sono ridotte della metà. C’è chi lavora per meno di trenta euro al giorno”.

“Buste paga irregolari”. La denuncia arriva direttamente dal segretario provinciale della Flai Cgil Pino Pardo. “Il paradosso – spiega ancora il sindacalista – è ben chiaro. Nelle buste paga, vengono conteggiate tutte le voci previste dai contratti nazionali. Ci sono anche i famosi ottanta euro del governo Renzi. Peccato, però, che i lavoratori ricevano somme totalmente differenti. Guadagnanomolto di meno”.

Un fenomeno che prende sempre più piede tra le aziende agricole e tra i campi della Piana di Gela e, più in generale, della fascia trasformata. Dai dati ufficiali, resi noti negli ultimi giorni, emergono altre ombre. Sono 7.900 gli operatori del settore registrati all’anagrafe provinciale. Circa 1.800 lavorano nell’area di Gela. 

Il boom degli stranieri. “Si tratta solo di una minima parte, quella regolare – ammette Pardo – ci sono decine di braccianti a nero che non vengono inseritinell’anagrafe. E’ cresciuta a dismisura la presenza di cittadini dell’est europeo, soprattutto romeni. Nella maggior parte dei casi, a lavorare per conto di aziende locali o singoli operatori sono interi nuclei familiari che vivono nelle abitazioni rurali messe a disposizione dai loro datori di lavoro. Oramai, siamo davanti ad un conflitto tra poveri. I braccianti locali puntano il dito contro quelli dell’est che accettano paghe decisamente al di sotto di quelle previste dai contratti”.

Nessuno denuncia. Ma le pesanti anomalie non si fermano. “Pur di salvaguardare il posto di lavoro – dice ancora il segretario della Flai – nessuno denuncia. Il sindacato, spesso, ha le mani legate. Si fa di tutto per mantenere il posto. A fronte delle sei ore e quaranta minuti di lavoro giornaliere previste dalla legge, c’è chi rimane nei campi anche per undici ore al giorno”. Uno spaccato sempre più preoccupante che non fa troppa differenza tra braccianti locali e stranieri. “Purtroppo, verrebbe da dire – conclude il sindacalista – che le lotte dei decenni passati non sono servite a nulla. In campagna, ognuno fa quel che vuole”.

Intanto, prosegue la vertenza anche dei lavoratori del consorzio di bonifica di via Marconi che, negli scorsi giorni, hanno nuovamente sollevato il velo sullo stato di salute dell’ente. “Credo – spiega ancora Pardo – che i tanti problemi si leghino sia alla gestione del governo regionale, con in testa il presidente Rosario Crocetta, sia a quella locale. Parliamo di un consorzio che fa ancora leva su lavoratori socialmente utili. E’ assurdo, dopo decenni non siamo ancora arrivati alla stabilizzazione. La politica sta facendo troppa passerella davanti al futuro di un ente che deve assicurare la stabilità di un settore strategico per l’economica locale come quello agricolo”.

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