Paziente morta, marito aggredì l’oncologo Valenza: una condanna, risarcimento per medico

 
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Gela. Affranto e profondamente turbato per la morte della moglie, che era una paziente oncologica, aggredì il primario del reparto del “Vittorio Emanuele”, lo specialista Roberto Valenza. Il giudice Antonio Fiorenza ha condannato a cinque mesi un operaio sessantenne, Costantino Cannone. L’imputato è finito a processo dopo che il medico denunciò i fatti. Questa mattina, il pubblico ministero Pamela Cellura, nelle sue conclusioni, ha ribadito che l’aggressione ci fu, perché Cannone avrebbe ritenuto il medico responsabile della morte della moglie. Prima, secondo la ricostruzione, ci sarebbero state minacce; poi, invece, l’aggressione all’interno dell’ospedale. In aula, a testimoniare, sono stati chiamati operatori e medici, presenti al momento dei fatti. Valenza si è costituito parte civile, assistito dall’avvocato Stefania Valente. Ha ribadito di essere stato colpito deliberatamente, perché accusato di aver provocato la morte della paziente. L’imputato gli avrebbe addebitato inoltre la decisione di cambiare il tipo di terapia somministrata. Il legale del medico ha escluso anomalie e confermato il pieno rispetto di tutti i dettami dei protocolli di cura. La difesa, sostenuta dall’avvocato Carmelo Tuccio, ha invece ripercorso la vicenda da un punto di vista differente. Ha messo in dubbio che ci sia stata una vera e propria aggressione, con conseguenze per l’oncologo. Inoltre, ha parlato di toni quasi da provocazione usati dallo specialista nei riguardi del marito della paziente. Secondo la difesa, avrebbe negato di conoscerlo.

Una vicenda sicuramente correlata al dolore dell’operaio per la perdita della moglie, che era in cura. Il giudice Antonio Fiorenza, nel dispositivo, ha riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni in favore di Valenza, che dovrà essere definito in sede civile. Il legale del medico ha fatto riferimento alla necessità della tutela di medici ed operatori sanitari, che non possono rischiare l’aggressione. Ha richiamato il “diritto alla sicurezza”.

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