“Pellegrino si muoveva con gli uomini di fiducia”, il blitz “Falco”: “Incontrò Barberi”

 
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Gela. Il presunto gruppo capeggiato dal trentaduenne Gianluca Pellegrino avrebbe avuto contatti anche con grossisti calabresi, inseriti nel mercato della droga. Proprio sullo spaccio di cocaina, ma anche di hashish e marijuana, avrebbero puntato gli imputati, finiti a processo dopo il blitz “Falco”, coordinato dai pm della Dda di Caltanissetta ed eseguito dai poliziotti della mobile nissena e del commissariato di via Zucchetto. A processo, sono finiti lo stesso Pellegrino, insieme a Nunzio Alabiso, Emanuele e Giovambattista Campo, Pietro Caruso, Giuseppe Di Noto, Emanuele Emmanuello, Angelo Famao, Emanuele Faraci, Guido Legname, Francesco Metellino, Alessandro Pellegrino, Rosario Perna, Daniele ed Emanuele Puccio, Emanuele Rolla, Loreto Saverino, Melchiorre Scerra, Angelo Scialabba e Gaetano Davide Trainito, Orazio Tosto e Nicolò Ciaramella. Gli incontri per concludere potenziali affari di droga si sarebbero tenuti anche in un capannone e nei pressi di aree di servizio, lungo la 117 bis Gela-Catania. “Pellegrino si muoveva insieme a uomini di fiducia – ha detto un poliziotto della mobile di Caltanissetta che ha seguito l’intera indagine – il suo braccio destro era Orazio Tosto”.

L’incontro con Barberi. L’investigatore ha risposto alle domande dei difensori degli imputati. Nell’abitazione di Tosto, vennero sequestrati poco più di tremila euro e un foglio, con cifre e nomi, considerato una sorta di libro mastro del giro di droga in città. Per la difesa di Tosto, sostenuta dagli avvocati Carmelo Tuccio e Flavio Sinatra, quei soldi arrivavano dalla vendita di una moto da cross che l’imputato concluse con un acquirente palermitano. Nel tentativo di evitare i controlli delle forze dell’ordine, secondo quanto raccontato dal poliziotto, Emanuele Rolla avrebbe addirittura ingoiato una pallina, probabilmente di cocaina. “Abbiamo ricostruito l’incontro che Gianluca Pellegrino, dopo la scarcerazione, ebbe con Alessandro Barberi – ha continuato il testimone – proprio Barberi, in quella fase, era l’unico reggente di cosa nostra locale. Si incontrarono in un magazzino. Barberi era già dentro la struttura e non riuscimmo a vederlo”. Per i pm della Dda, in aula con il sostituto procuratore Elena Caruso, Gianluca Pellegrino sarebbe stato il referente del gruppo Emmanuello, in grado di organizzare gli affari della famiglia, dalle estorsioni allo spaccio di droga. Il gruppo, per un certo periodo di tempo, sarebbe stato in grado di controllare i servizi di sicurezza in diversi locali notturni e lidi della città, oltre alle guardianie. I rifornimenti di droga, inoltre, sarebbero arrivati anche da Palermo e Catania. Altri testimoni verranno sentiti davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi. Nel pool di difesa, ci gli avvocati Giacomo Ventura, Davide Limoncello, Cristina Alfieri, Francesco Enia, Salvo Macrì, Filippo Spina, Raffaela Nastasi, Ignazio Raniolo, Mario Brancato, Salvatore Priola, Alessandro Del Giudice, Carlo Aiello, Salvatore Pappalaro e Antonio Impellizzeri.

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