Per anni ha abusato sessualmente della figlia della nuova moglie, otto anni ad operaio: “La minacciava”

 
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Gela. Avrebbe abusato sessualmente della figlia della moglie fin da quando aveva quindici anni. Un rapporto “malato” che l’avrebbe indotto ad essere geloso della ragazza e a sottoporla anche a violenze fisiche. Il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, ha imposto la condanna a otto anni di reclusione ad un operaio tunisino, che prima del rimpatrio nel suo paese d’origine ha vissuto per anni in città, insieme all’intera famiglia. Il pm Mario Calabrese, a conclusione della sua requisitoria, non ha avuto dubbi nel ritenere fondate le accuse mosse contro l’uomo, chiedendo una condanna ancora più pesante, a undici anni di detenzione. Tutto sarebbe partito dalle prime segnalazioni arrivate dalla giovane vittima, figlia della nuova moglie dell’operaio. All’imputato veniva contestato anche l’incesto, ipotesi per la quale è arrivata l’assoluzione, visto che tra i due non c’era un vincolo diretto (la giovane è nata dalla precedente relazione della madre). Ma l’operaio avrebbe esercitato violenze fisiche anche sulla consorte e sulle altre figlie. Uno spaccato di vita che per il pubblico ministero non lascerebbe dubbi. La giovane sarebbe stata ricattata, sotto la minaccia di mostrare ad altri foto che la immortalavano nuda. I difensori, gli avvocati Davide Limoncello e Alessandra Campailla, però, hanno del tutto ridimensionato la ricostruzione d’accusa. Hanno citato il fatto che sia la giovane sia gli altri componenti della famiglia abbiano ritrattato per intero quanto raccontato inizialmente.

Inoltre, le attenzioni dell’imputato verso la ragazza sarebbero state giustificate solo dalla volontà di evitare che potesse ritornare in patria, dove pare potesse sposare un uomo, ritenuto vicino all’integralismo islamico. Per questo motivo, hanno ribadito che le accuse fossero prive di fondamento, perché favorite da rapporti familiari piuttosto tesi. Il collegio ha però emesso un verdetto di condanna, pur non riconoscendo le circostante aggravanti. La difesa, probabilmente, ricorrerà in appello.

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