Per fare l’Italia bisognava sacrificare il popolo duo Siciliano

 
3

Gela. Un inciso per ricordare il massone Giuseppe Mazzini, riportato nel testo “Storia delle Due Sicilie” di Giacinto de’ Sivo, che in un discorso scritto agli adepti suoi nell’ottobre del 1846 così recitava:

“Il cammino del genere umano è sempre tracciato da ruine; chi teme le ruine non comprende la vita. L’Italia oggi deve uscire dalla sua prigione, rompere i legami dei Papi e degli imperatori; e purché si compiono i suoi destini corran pure fiumi di sangue, le città si rovesciano l’une sulle altre, e battaglie ad incendi, incendi a battaglie succedono. Non importa se l’Italia non dev’essere nostra, val meglio preparare la distruzione e tale che ogni disfatta sia catastrofe finale. Però esercitiamo popoli e soldati a eseguire questo disegno, che nessuna città si lasci ritta al vincitore, e ch’esso trovi morte ad ogni passo. In tal guerra non si ceda, si distrugga. Sarà terribile, tutta la vita d’un popolo non sarà che un’opera di rivoluzione. Combattiamo dunque e sterminiamo…”. Così questo Maometto del socialismo si lascia addietro gli Attila e i Genserichi, gridando civiltà e progresso con i carbonari prima e con la Giovane Italia dopo.”

Questi erano gli insegnamenti del grande repubblicano Genovese con tutti i suoi seguaci della Giovane Italia e della Carboneria. Non hanno niente da invidiare i proclami di Maometto o quelli di Garibaldi quando si riferiva al Papa definendolo “un metro cubo di letame”.

Di Cavour abbiamo avuto modo di parlarne e delle sue disonestà di grande statista del risorgimento Italino che fa prostituire la contessa di Castiglione, sua parente intima, per il bene dell’Italia unita o per un posto all’ambasciata di Russia del marito della contessa di Castiglione. Nel 24 del mese del maggio 1860. Cavour sottoscriveva con Napoleone III di Francia, la cessione della città di Nizza e della Savoia alla Francia con tutti i territori circostanti. Svendendo alla Francia un territorio importante dell’Italia e permettendo sempre alla Francia l’acquisizione di una bella (isola) nel mediterraneo. Questo ladrocinio provocò il risentimento del Nizzardo Garibaldi, che in una delle prime sedute alla camera, accusa lo statista per eccellenza Cavour di avere provocato guerre fratricida al sud. Ma tutto questo non interessa la bibliografia ufficiale, perché vede solo l’unità dell’Italia e la disfatta del meridione con conseguente crescita del settentrione. Del macellaio Vittorio Emanuele II, abbiamo avuto modo di ricordarlo con tutti i suoi luogotenenti rivestiti di medaglie per avere assassinato e trucidato milioni di meridionali con i suoi Cialdini, De Sonnez, Cadorna e tanti altri valorosi generali assassini. Dopo avere chiuso e saccheggiato tutti gli ordini religiosi a partire dai Gesuiti per impossessarsi dei loro beni, si rivolge al mezzogiorno, partendo dal sentimento altruistico di liberarlo dalla dominazione Borbonica, mentre chiaro era l’intento di schiavizzarlo. Sulla cultura Italiana, che abbiamo solo citato come pennivendoli e prezzolati, per avere steso una spessa coltre di silenzio sugli avvenimenti meridionali e questo vale anche per i nostri grandi comici. Sui politici, vogliamo solo ricordare la legge Pica e i due presidenti del Consiglio, Urbano Rattazzi e Luigi Federico Menabrea, per avere proposto la soluzione finale dei meridionali, per fare sparire tutti i milioni di abitanti al sud che non avevano trovato posto nelle carceri del nuovo regno d’Italia e perciò bisognava trovare sistemazione in una zona desertica del mondo senza possibilità di ritorno. Tutti gli Italiani per bene, colti e intelligenti, per non venire meno ai principii Machiavellici del fine che giustifica i mezzi, si sono prodigati a rubare quanto era possibile, senza però venire meno alle affermazioni del Fiorentino. Una volta calpestati tutte le leggi morali della vecchia cultura occidentale e sposati quelli massonici, dove ognuno può fare quello che vuole e interpretare soggettivamente quello che desidera come ha fatto il nostro ex Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, che asseriva: per sviluppare il risorgimento, basta coprire con delle tavole le antiche opere dei nostri padri. Così a Gela ha coperto l’ex arco di porta marina con delle tavole escludendone la visione dell’arco storico, obbrobrioso al cittadino, lasciando invece la visione di quattro tavole marce non rifinite. Questa la morale predicata oggi dai massoni tradizionalisti, la politica del laissez faire così tutti trovano una giustificazione ai propri misfatti. In questo modo hanno fatto l’Italia per la gente senza scrupoli.

Ma nessuno ha mai detto che per fare l’Italia, bisognava sacrificare il popolo duo Siciliano. Per fare il ponte sullo stretto, intervengono economisti di tutta l’Italia bene, particolarmente professori meridionali e ognuno elabora una teoria più o meno stupida, perché nessuno dice una cosa semplice: è una infrastruttura, bene, se veramente si vuole fare crescere il sud facciamola e basta, non servono tutte queste elaborazioni fuori luogo. Spendere soldi al sud non serve, perché non fruttano al nord, senza volere capire che l’infrastruttura serve all’Italia unita. Certo si era fatta l’Italia ed era necessario riunire gli Italiani, ancora oggi sparsi nel territorio, ma i piemontesi hanno subito capito che in questa fase non conviene al nord perché avrebbero dovuto dividere parte degli utili con gli abitanti del sud e nello stesso tempo trovarsi a competere con gli abitanti al di quà del faro. E’ stato molto meglio utilizzarli come popolo colonizzato e avere tutti i benefici per loro, senza nessuna opposizione anzi aiutati dalla cultura e dai politici meridionali ci siamo prodigati a servirli devotamente, permettendo ai ladri, ai politici e alle persone colte di arricchirsi o trasferirsi nell’altra Italia, per meglio rubare e depredare la seconda Italia.

A noi meridionali, che non siamo nel cuore del grande poeta Lombardo Alessandro Manzoni, il fato prescrisse illacrimata sepoltura e per citare ancora l’opera del Foscolo, “vogliate portare le mie ossa al petto della madre mesta”, sono le cose che ci aspettiamo come consolazione finale, visto che i nostri letterati e politici, sono interessati a riempirsi le tasche di quattrini, molto utili in questa società immorale, nichilistica, anticlericale e massone, mondo agognato dalla dinastia Sabauda e da Cavour, fuori dal mondo della falsa teoria della divina provvidenza del falso credo Manzoniano.

Noi a partire dal 1860, abbiamo avuto l’invasione dei quattro cavalieri dell’apocalisse: fame, peste, guerra e strage, in particolar Gaeta li ebbe tutti dagli onesti  liberatori, aggiungiamo il piccolo Napoleone I e il grande conte Cavour Abdon e Apolion e il giuoco è completo se si considera che agli ordini di questi vi era il diavolastro di Cialdini, negazione di Dio.

Però per i bibliografi ufficiali, sono venuti a salvaci dagli invasori cattivi che erano i Borboni, senza considerare che gli invasori stranieri avevano occupato tutta l’Italia del nord e da noi sono venuti per saccheggiare come i vandali e i lanzichenecchi, e rubare ogni cosa, come avevano fatto con gli organi sacri, per poi vendere il tutto nei mercatini rionali.

3 Commenti

  1. Gli sgangherati interventi di Luigi Maganuco diventano sempre più incommentabili. Quando tenta di riferire dei fatti, poi, raggiunge l’apice. Qui addirittura, riferendosi alla cessione alla Francia di Nizza e della Savoia, parla di una “bella isola nel mediterraneo”, dimostrando di avere le idee confuse anche in geografia. La data del “24 maggio 1860” è del tutto sballata. Quella cessione era stata pattuita con un trattato franco-sardo del 24 gennaio 1859. I plebisciti per sancire l’effettivo trasferimento si tennero il 15 aprile 1860 a Nizza, il 21 in Savoia. E perfino la citazione del Foscolo è sbagliata.

  2. Articolo imbarazzante, pieno di errori madornali e pieno zeppo di fandonie meridionaliste. Se fosse un mio studente sarebbe rimandato a Settembre

  3. Ah, dimenticavo una precisazione per qualche lettore interessato: il brano iniziale non è affatto di Giuseppe Mazzini (che non era massone), è una disonesta “creazione” di De Sivo, nulla a che fare col pensiero mazziniano.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here