Piano per accusare Timpanelli, annullata sentenza Acciaro: atti a “giudice naturale”

 
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La droga venne appositamente piazzata nel passaruote della vettura di Timpanelli

Gela. Nell’ottobre di un anno fa venne condannato, con l’accusa di calunnia. Quattro anni di reclusione all’assicuratore Vincenzo Acciaro. Secondo le accuse, per tentare di liberarsi di un pesante debito, da almeno 250 mila euro, contratto con l’insegnante Domenico Timpanelli, avrebbe appoggiato un piano per incastrarlo. Venne piazzato un chilo di hashish nel passaruote della vettura di Timpanelli, che fu arrestato. Secondo gli investigatori, l’assicuratore avrebbe saputo tutto, anche per i continui contatti telefonici con il faccendiere Biagio Tribulato, già condannato per gli stessi fatti. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno dichiarato la nullità di quella decisione sfavorevole ad Acciaro. Un vizio procedurale, sollevato dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Fabrizio Ferrara, ha convinto i giudici nisseni a disporre che gli atti vengano ritrasmessi al “giudice naturale”. Secondo il legale dell’imputato, la sentenza di primo grado venne pronunciata da un giudice, subentrato a quello che aveva iniziato a valutare il caso, senza che siano stati osservati nel dettaglio i criteri per l’assegnazione dei procedimenti. Il difensore ha sempre escluso il coinvolgimento dell’assicuratore, ritenuto estraneo ad ambienti criminali. I magistrati nisseni non sono entrati nel merito della vicenda, disponendo che sia ancora il giudice del tribunale di Gela a valutarla. Nel giudizio, parte civile è lo stesso Timpanelli.

Nel corso del tempo, tutte le accuse che erano state formulate nei suoi confronti sono cadute. In primo grado, gli era stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni, come chiesto dal legale che lo rappresenta, l’avvocato Vincenzo Ricotta. L’insegnante ha sempre denunciato di essere stato vittima di un piano preordinato, segnalando anche tante anomalie nelle condotte di chi in passato è stato alla guida dei militari della guardia di finanza in città. Sulla decisione dei giudici della Corte d’appello potrebbe però intervenire la Cassazione. Non è da escludere che la parte civile possa muoversi in questa direzione.

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