Piano per incastrare avvocato, non provocò incidente: imprenditore e operai a giudizio

 
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Gela. Sono stati rinviati a giudizio, un imprenditore e due operai che lavoravano alle sue dipendenze. Devono rispondere di calunnia. Secondo le accuse, avrebbero tentato di incastrare un avvocato locale, simulando un incidente, per far ricadere le accuse sul professionista. Decisive si rivelarono le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona, dove i fatti si verificarono, a Caposoprano. Gli investigatori notarono infatti che proprio l’imprenditore, volontariamente, si sarebbe gettato contro la vettura dell’avvocato, che era in transito. Tra i due pare ci fossero dissidi. Un “piano” per attribuire al professionista la colpa dell’incidente e delle successive conseguenze fisiche. A supportare la versione dell’imprenditore, ci sarebbero state le dichiarazioni rese dai due operai. Ieri, su richiesta del pm Mario Calabrese, il gup Marica Marino ha disposto il rinvio a giudizio dei tre, che dovranno presentarsi a processo il prossimo febbraio. I legali di difesa, gli avvocati Ivan Bellanti, Andrea Consoli e Giuseppe D’Amico, si sono opposti alla richiesta del processo, ritenendo invece assenti i presupposti per addebitare responsabilità ai coinvolti. Hanno spiegato che comunque l’incidente si verificò, mettendo in dubbio la ricostruzione dell’accusa. Per il rinvio a giudizio dei tre ha invece concluso il legale di parte civile, l’avvocato Nicoletta Cauchi, in rappresentanza dell’avvocato finito al centro della vicenda.

Ha richiamato l’evidenza di quanto registrato dai sistemi di videosorveglianza della zona, con l’imprenditore che si sarebbe letteralmente scagliato contro la vettura, pur di causare l’impatto, facendo ricadere la colpa sul legale, ma solo per i dissidi che c’erano stati in passato. I tre ne dovranno rispondere a giudizio.

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