Piccoli malformati, dati allarmanti: un ambulatorio genetico al Vittorio Emanuele

 
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Gela. La piaga malformazioni, abbattutasi negli ultimi decenni sulla città segnando il destino di intere famiglie, sembra adesso fare breccia anche tra gli uffici della burocrazia regionale.

Così, dopo il sì ad uno speciale tavolo tecnico istituito tramite l’assessorato regionale alla salute, da novembre aprirà i battenti un vero e proprio ambulatorio all’interno del nosocomio Vittorio Emanuele. Struttura che dovrebbe servire ad assicurare lo svolgimento di un servizio di consulenza genetica preconcezionale e prenatale.
Ovvero, si cercherà di individuare sul nascere la possibile esistenza di anomalie genetiche, valutandole caso per caso. Dopo il sì della regione, è arrivato un provvedimento ufficiale firmato dal direttore generale uscente dell’Asp Ida Grossi e dai direttori sanitari e amministrativi dell’ente, Marcella Santino e Daniela Faraoni.
La deliberazione siglata negli scorsi giorni autorizza l’avvio dell’ambulatorio, tanto da individuare la specialista che dovrà coordinarlo, ovvero la dottoressa Maria Concetta Perrotta.
I dati, del resto, parlano da soli. In base ai numeri resi pubblici, nelle scorse settimane, dagli esperti della Società scientifica pediatrica regionale: in sei anni, dal 2003 al 2008, sono quasi 230 i piccoli nati malformati in città. Un risultato che tocca il livello di 46,7/10000. Si tratta di numeri che supereano la media dei registri italiani e di quello europeo. L’84,8% è rappresentato da ipospadie che non cessano di preoccupare gli esperti. Non mancano, però, le cardiopatie. I due terzi delle diagnosi riguardano la pervietà del dotto arterioso e difetti interventricolari.
Livelli preoccupanti che, da anni, vengono denunciati da un altro esperto del settore, il medico Antonio Rinciani, e dai membri della fondazione Vitaora che si occupa di assistere decine di famiglie colpite dal trauma malformazioni.
L’ambulatorio dovrebbe aprire i battenti proprio all’inizio del prossimo mese in una fase di forte tensione in città con il gruppo Eni, spesso additato come causa principale di emissioni e attività a rischio, pronto a ridurre drasticamente gli investimenti sulla raffineria di contrada Piana del Signore.

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