Pignatone: “Irrispettoso candidare la Brambilla nel collegio uninominale di Gela”

 
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Caltanissetta. Le imprese agricole siciliane si trovano da tempo costrette a rimanere sole nel fronteggiare una grande emergenza: i danni da fauna selvatica, sempre più frequenti a causa dell’incontrollato proliferare degli animali.
Un problema che ha varcato i confini rurali per diventare una questione di pubblica sicurezza. Tutti ricordano le scene delle famiglie di cinghiali che hanno messo a rischio l’incolumità dei cittadini nei luoghi urbanizzati. Il controllo e la gestione della fauna selvatica necessita di un intervento libero da ogni pregiudizio ideologico che miri al pragmatismo. “Più volte, in questi anni, come M5S – dice il deputato Dedalo Pignatone – in commissione agricoltura abbiamo proposto modifiche normative per rendere più efficace la legge 157 del 1992, ma senza successo.
Durante il primo Governo Conte, con i Ministeri delle politiche agricole e dell’ambiente abbiamo ottenuto un tavolo tecnico che ha prodotto una relazione in cui si prospettassero soluzioni al problema. Il confronto è proseguito in Parlamento, dove in commissione agricoltura abbiamo ascoltato esponenti del mondo della caccia, del mondo animalista e di quello agricolo. Sono emerse proposte che abbiamo provato ad inserire nella legge di conversione del decreto Peste Suina Africana, anche qui inascoltati. Non bisogna dimenticare che il ruolo delle regioni è cruciale perché la gestione e il controllo della fauna selvatica è di loro competenza. Il problema esiste e va risolto, Per il bene dell’agricoltura e dei cittadini. E le regioni devono essere le prime ad adoperasi con mezzi e risorse, senza nascondersi accampando scuse. Mi auguro che il prossimo Parlamento
possa proseguire un confronto schietto, sincero e risolutivo sulla problematica come abbiamo sempre fatto in questi anni in commissione agricoltura alla camera
Affronto il tema della selezione della fauna selvatica da cinque anni essendo stato impegnato in commissione agricoltura. Con la presenza della Brambilla nel collegio uninominale di Gela, questo tema assume un enorme rilievo perché mi è stato chiesto più volte cosa pensassi dell’esponente del centrodestra Brambilla.
Mi sembra una persona oggettivamente estremista però, sinceramente, non capisco perchè sia stata candidata in Sicilia. Innanzitutto perché mi sembra che non abbia mai calpestato il terreno della provincia nissena; penso che bisogna candidarsi nell’ambito di un territorio di cui si conoscono le emergenze. Essere catapultata da Milano in provincia di Caltanissetta non mi sembra rispettoso per gli elettori. Chi mi segue sa che quello che affermo non è un problema di appartenenza politica in quanto l’on. appartiene ad un altro schieramento, ma di opportunità. Ho rispetto per i parlamentari ma i parlamentari dovrebbero avere rispetto per il loro ruolo. E la Brambilla che ha oltre il 99 per cento di assenze, di fatto non frequenta il Parlamento mai, è il deputato più assente delle aule parlamentari e questi sono dati ufficiali. Dovrebbe spiegare quale è la motivazione che ha nel candidarsi a Gela se non quello economico: questo mi viene da pensare. A maggior ragione se viene catapultata dall’alto non è rispettoso per i cittadini della provincia nissena. È uno schiaffo morale ai cittadini che votano la destra e tutti gli elettori meritano rispetto.
Situazione venatoria. In questi cinque anni mi sono occupato dei problemi che la fauna selvatica crea soprattutto alle aziende agricole e ritengo che il tema della caccia e della selezione della fauna selvatica debba essere affrontato in maniera complessa e competente , scevra da ogni giudizio e ideologia. Bisogna sedersi ad un tavolo e affrontare le criticità perché negare l’esistenza dei problemi che vengono causati dalla fauna selvatica è un errore . Non possiamo negare che il suo eccesso nella difesa degli animali danneggia le aziende agricole. Mi riferisco ad esempio ai conigli, ai campi rovinati da questi animali che si riproducono a ritmi accelerati. Durante il nostro lavoro abbiamo audito anche le associazioni che rappresentano le vittime della strada perché gli animali selvatici causano incidenti: bisogna affrontare il problema in maniera seria. Ci sono enti pubblici che si occupano di caccia e fauna selvatica ma un elemento contrario come un parlamentare nuoce sicuramente.
Tra i grandi problemi della fauna selvatica, c’è la peste suina che rischia di trasmettersi anche agli allevamenti, con un rischio economico enorme. Corriamo il pericolo di vedere bloccate l’esportazione di carne suina e prodotti suini: pensiamo al blocco dell’esportazione del prosciutto San Danuele alle sue ripercussioni . Quando si parlia di selezione di prelievo venatorio affrontare l’argomento in maniera seria evitando slogan e frasi fatte e per questo penso che le posizioni della Brambilla sono eccessive e superficiali.

Sono stato sul palco accanto alle associazioni agricole che lamentano la presenza di fauna
selvatica. Già con il Governo Conte avevamo aperto un tavolo sulla caccia a cui hanno partecipato le associazioni ambientaliste, venatorie e agricole. Quando si parla di caccia si parla anche di protezione dell’ambiente. La caccia deve essere adeguatamente regolamentata in maniera chiara, forte, netta. Ad esempio ho sollevato la regione sulla modifica al calendario venatoria finora deciso a colpi di sentenza del Tar che non è rispettoso dell’ambiente e dei cacciatori. In questi anni di legislatura, il mio operato ho lavorato molto sul tema dell’ambiente insieme a volontari delle associazioni ambientaliste sono andato a visitare i boschi, mi sono occupato di disboscamento a
volte anche illegale e su questo tema abbiamo presentato esposti in Procura. Mi sono occupato del tema degli incendi: quando ci si occupa dell’ambiente lo si deve fare a 360° senza demonizzare i cacciatori. Ci sono danni maggiori che riguardano l’ambiente come gli incendi. Il bosco deve essere mantenuto ed adeguatamente gestito: un bosco ben gestito con tutte le azioni che contrastino gli incendi fanno si che il fuoco possa essere domato. Se non è ben gestito risulta difficilissimo fermare gli incendi con le conseguenze della morte degli animali e della vegetazione ed anche delle persone. I danni economici al patrimonio ambientale sono incalcolabili. Sarò provocatorio ma ritengo che i cacciatori hanno interesse a manutenere i boschi. Ho avuto contratti con i cacciatori e mi riferiscono che quando vanno a caccia l’obiettivo non è la caccia in sé ma fare una passeggiata nella natura ed in liberà: il cacciatore diventa una sentinella del territorio. Ha interesse che ci sia un ambiente ben mantenuto così come gli agricoltori che non vogliono di certo
gli incendi. Quindi ci sono una serie di categorie che possono fare da sentinella attive del territorio.
Quando si parla di caccia, di contenimento e di selezione della fauna selvatica ( parlo di selezione che prevedano competenze) ci sono una serie di soggetti utili all’ambiente. Non escludo che ci possano essere un connubio fra associazione ambientaliste e venatorie: una delle proposte studiate è quella di far accompagnare una guardia ambientale con due cacciatori adeguatamente formati”.

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