Più ore e contratti violati, esercenti cinesi accusati di estorsione: chiesto processo

 
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Gela. Avrebbero preteso ore e prestazioni lavorative ulteriori rispetto a quelle previste negli iniziali contratti. Chi non accettava le condizioni, rischiava di perdere il posto di lavoro. Per due esercenti di nazionalità cinese, con attività avviate in città, è stato chiesto il rinvio a giudizio. Tra le accuse, anche quella di estorsione. I pm della procura hanno confermato le contestazioni, chiedendo il processo. La posizione di un terzo esercente, invece, è stata stralciata. E’ attualmente irreperibile (in giudizio è difeso dall’avvocato Filippo Spina). Il legale degli altri due imputati, l’avvocato Vittorio Giardino, ha invece sostenuto la regolarità dei rapporti di lavoro finiti al centro delle indagini. Ha anche sollevato un’eccezione relativa al fatto che gli atti di indagine non sono mai stati tradotti in lingua cinese, secondo la sua valutazione non consentendo agli imputati di avere contezza immediata delle accuse. Per il difensore, non ci sarebbero mai state delle costrizioni e i lavoratori avrebbero comunque svolto la loro attività solo nell’arco di pochi mesi. Pare che le verifiche partirono dopo una prima segnalazione su presunte irregolarità, giunta da uno degli ex dipendenti.

Alcuni di loro, ritenendosi danneggiati da quanto accaduto, si sono costituiti parti civili con gli avvocati Joseph Donegani, Tommaso Vespo, Emanuele Maganuco, Floriana Cacioppo e Ivan Bellanti. Tutti i legali dei lavoratori hanno chiesto il rinvio a giudizio degli imputati. La difesa non ha optato per riti alternativi.

1 commento

  1. solo esercenti cinesi????I supermercati sono indenni vero? In questo caso si tratta di persone locali e quindi l’omerta’ regna sovrana!

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