Pizzo ai giostrai, si costituisce a Niscemi Gagliano

 
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Niscemi. Si è costituito ieri pomeriggio Emanuele Gagliano, il ventottenne niscemese inseguito da una ordinanza di carcerazione nell’ambito dell’operazione Giostra della polizia. Il giovane si trovava in Germania ed appena rientrato in Italia si  è presentato presso il commissariato di polizia. Gagliano si trova già recluso a Caltagirone.

In concorso con Carmelo Russo e Salvatore Valenti di Gela sono accusati di aver imposto il pizzo ai giostrai di Niscemi.

L’operazione è il frutto dell’attività investigativa svolta dalle squadra di polizia giudiziaria dei Commissariati di Polizia di Niscemi e Caltagirone che, dopo essersi avvalsi di intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché di metodi tradizionali quali osservazioni e  pedinamenti, hanno stretto il cerchio attorno a 9 soggetti, 6 di Niscemi e 3 di Caltagirone, svelando il fenomeno della detenzione e dello spaccio di sostanze stupefacenti, quali Marijuana, hascisc e cocaina, nonché estorsioni.

             In particolare, il Commissariato di Niscemi ha allargato il proprio raggio d’azione anche al fenomeno delle estorsioni, individuando il succitato terzetto di soggetti, capeggiati da Russo, che in occasione della tradizionale sagra del carciofo di Niscemi che si tiene ogni anno nel mese di aprile, sottoponeva ad estorsione circa 15 esercenti dello spettacolo viaggiante titolari di attrazioni da divertimento da piazza cosiddetti “Giostrai” che costituiscono una sorta di Luna Park,  nel piazzale antistante il cimitero tra via P. Borsellino e via XX Settembre. I numerosi esercenti lo spettacolo viaggiante, erano costretti a versare, a titolo estorsivo, somme di denaro comprese tra le i 1000 e i 2000 euro, oltre a numerosi biglietti gratuiti per le varie attrazioni e in cambio veniva garantita l’assegnazione del posto ed una generica protezione degli impianti da danneggiamenti. 

              Agli stessi, è stato altresì, contestata l’estorsione compiuta in danno di alcuni noleggiatori di apparecchi elettronici quali videogiochi, installati presso vari esercizi commerciali locali, i quali erano costretti a versare, con cadenza periodica, somme di denaro dell’ordine di 1000-2000 euro, garantendo anche in questo caso assegnazione del posto dei videogiochi e generica protezione.

               Nessuna delle vittime ha mai sporto denuncia, probabilmente anche in considerazione della figura rappresentata da Russo, in quanto proveniente da una famiglia facente parte della consorteria mafiosa locale denominata “Stidda”, protagonista tra gli anni ’80 e90’ di una cruenta guerra di mafia con “Cosa Nostra”.

 

 

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