Poltrone

 
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Per rendere questo mio intervento più somigliante  possibile al periodo “ricco” di contenuti politici che stiamo vivendo, mentre scrivo ho accavallato le gambe come fanno le vallette che rilasciano dichiarazioni, puntando la telecamera con quello sguardo vivo che manco il pesce palla. Ogni tanto mi alzo dalla sedia, la guardo e dico “somigli  ad una poltrona, mi dimetto!”. Poi, torno sulla sedia, accavallo le gambe e le dico, “scusa, era solo una prova”.

 Ci ho provato ad immedesimarmi in voi ma, poco dopo, ho desistito.

Ditemi che state scherzando, che vi stavate annoiando e non sapendo cosa fare avete dato vita a questo teatrino del gioco della poltrona. Non avendo altri contenuti e atterriti dalla paura di non comparire su un giornale, destati dal sonno lungo nel quale eravate caduti, avete addirittura – qualcuno – partorito la super proposta che ci salverà dal tracollo. Roba che, quando ho letto, ho pensato: ora me la segno e lancio una petizione su change.org. 

Allora.

Il consigliere bigodino, ormai, la notte si sveglia in preda agli incubi più insopportabili, corre allo specchio, controlla il riccio e dice, “mi dimetto e vi sfiducio!”. Rilascia  la sua dichiarazione  alle Nazioni Unite e le Nazioni esultano davanti al nuovo Messia e, ovvio, al nuovo testimonial dello “shampoo capelli ricci e non più crespi”. E noi, zitti.

Il consigliere apostolo, sceso su questa terra per diretta intercessione celestiale, corre in sacrestia, confessa i suoi peccati e, prima ancora che possa profferire verbo, una voce gli dice, “vai figliolo e dimettiti prima del consigliere bigodino, che ti frega. Fallo”. E noi, zitti.

 Che poi, scusate consiglieri,manco foste il ministro Lotti!

L’aspirante prossimo sindaco che sembra più una Belen in versione maschile, compare  ovunque tanto che – a qualcuno – è venuto il dubbio atroce che questo sia  dotato del dono dell’ubiquità che lo fa esser contemporaneamente in più posti. Si narra che se gli proponessero  di dire la sua sul punteruolo rosso, lo farebbe senza timore di smentita.

Intanto, prende le distanze dagli “altri”. I nostalgici, i conservatori integerrimi del solito, immortale, sempre eterno, assetto politico  di cui conosciamo tutto a memoria . Che  poi, non è diverso dagli altri assetti. Perché, se tutti si sentono improvvisamente diversi l’uno dall’altro, con una nuova identità politica, poetica, letteraria, sperimentale, di fatto volta a conquistare  e colonizzare un qualche pezzetto di terra in vista di qualcosa, l’effetto finale è che nessuno è diverso da nessuno ma tutti -proprio tutti – sono uguali a loro stessi, alle cose che non dicono ma soprattutto agli argomenti che non hanno.

Non vedo altro, non c’è alcuna argomentazione politica, alcuna battaglia fatta a pugni duri e denti stretti. Vi avviluppate dentro i vortici dell’inattività politica, schiavi dell’ovvio e dell’inutile vacuità che, credetemi, vi ha preso tutti. Assisto a baraonde mediatiche finalizzate a solleticare il narcisismo di ognuno, parlate di poltrone  e vi intestate  battaglie che non valgono nulla e che a nulla servono per questa città. Dove sono gli argomenti politici seri? Che fine ha fatto, solo per fare un esempio, la celeberrima bioraffinazione, davanti alla quale mancava poco che faceste giurin giurello.  Che fine ha fatto, solo per fare un altro esempio,  il porto. A un certo punto, sembrava che, per dispetto dell’inattività e della burocrazia, dovessimo ringraziarvi tutti solo per essere venuti al mondo?

Dov’è la dignità politica, quella che ha un prezzo altissimo, il più alto: la credibilità.

Ps:  E basta su, raddrizzate le spalle! Che noia.

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