Porto isola, lavoratore fuori da “Archimede” nonostante reintegro: ha presentato denuncia

 
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Gela. Il giudice civile ha disposto la reintegrazione nel posto di lavoro, tra le fila della società siracusana “Archimede”, che opera nel porto isola Eni. Nonostante la decisione, i vertici aziendali non hanno ancora provveduto a riattivare il rapporto occupazionale con Salvatore Comandatore, ritenendo che non abbia tutti i requisiti previsti, con alcuni corsi che risulterebbero scaduti. Per il lavoratore, che presta servizio come capobarca e motorista da circa trent’anni, si tratta di un pretesto, perché è sempre stata l’azienda, come per legge, a farsi carico dei costi della formazione. Stessa convinzione espressa dall’avvocato che lo rappresenta, il legale Giuseppe Smecca, che ha già ottenuto il provvedimento favorevole per il reintegro. Così, il lavoratore e il legale hanno deciso di sporgere denuncia contro la società, per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento dell’autorità giudiziaria. Ad oggi, inoltre, non risultano corrisposte al lavoratore le retribuzioni maturate a seguito della reintegrazione. L’azienda non ha provveduto al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali da gennaio 2020 (decorrenza licenziamento) a giugno 2022, sempre come disposto dal giudice.

“Appunto, come se non esistesse alcun provvedimento giudiziario, o meglio mostrando profondo disinteresse nei riguardi di quanto deciso e stabilito dal giudice”, spiega l’avvocato Smecca. “La società, tra l’altro, non intende pagare nemmeno le spese legali, e addirittura ha fatto opposizione all’atto di precetto notificatole. Nelle more abbiamo già pignorato delle somme appartenenti alla società, per cui se ne chiederà l’assegnazione”, aggiunge il legale.

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