PortoBello

 
0
Il porto Rifugio è insabbiato malgrado l'intervento della scorsa estate della draga

Lo stiamo perdendo, lo stiamo perdendo!

Defibrillatore, carica a 200, scarica!

Somministrare 70 cc di “ tavolo tecnico” e, più volte al dì, parole vuote da sconfessare subito dopo.

Sedate!

Se avete mai visto un telefilm ambientato negli ospedali, il più delle volte la scena inziale, carica di pathos, che sarà poi il filo conduttore narrativo dell’intera puntata,  è proprio questa. C’è sempre – ma proprio sempre – un paziente morente su una barella che il personale dell’ospedale si affanna a salvare.

Anche noi abbiamo il nostro telefilm.

Ciak! Si gira! Puntata numero 34356475849.

Ecco. All’ospedale di “Santa Maria delle Acque” da mesi ormai, si trova ricoverato il signor PortoBello e il personale medico – brillantemente competente e preparato – cerca di salvarlo dalla morte, di fatto però dimenticandolo lì. Giace su una barella sporca e al freddo.

Il capo reparto – uomo di punta dell’intero nosocomio – un infermiere Siciliano, spesso entra in stanza e somministra sedativi al signor Portobello e ai suoi familiari. Una specie di oppiaceo calmante che avrebbe il potere, appunto, di far dimenticare agli altri le dichiarazioni sullo stato di salute del paziente che l’infermiere stesso ha rilasciato.

 Dicono che l’infermiere Siciliano sia inoltre  uno stretto collaboratore del manager del “Santa Maria delle Acque”, con il quale ripassa la storiella da raccontare ai familiari. Il mangar dell’azienda ospedaliera – nonchè Presidentissimo della stessa – è un personaggio a mezza via tra  un serpentino  strisciante che dice e sconfessa, accusa e dimentica,  e un combattente senza alcuna battaglia vinta, travestito – addirittura – da rinascimentale. È lui  che detiene la chiave del cassetto con i fondi  da usare per pagare le cure del signor Portobello. Qualche  tempo fa, aveva addirittura organizzato un incontro-sedativo sulla patologia del signor PortoBello. In quell’occasione, il manager samurai aveva rassicurato tutti – con apposita firma che grondava sangue – che il signor PortoBello, non solo sarebbe guarito ma, addirittura, diventato un uomo nuovo!

All’incontro non potevano mancare i portantini dell’ospedale che, organizzatisi in delegazioni a salvaguardia della vita del signor PortoBello, hanno finito di fatto per diventare piccole marionette nelle mani di illustri medici con la mania del presenzialismo. Si narra, addirittura, che quel famoso giorno dell’apposizione della firma Santa, alcuni di loro fossero tutti  in posa per la foto di rito.

Alcuni di loro, inoltre, rigorosamente in posa di fronte alla telecamera,  parlarono di “sicurezza in mare” dimenticando di non avere alcuna competenza e conoscenza in merito né di  sapere con quante “Z”si scriva sicurezza a meno che, chiaro, qualcuno non suggerisca loro cosa dire e come dirlo. Chissà chi!

Bene. È di qualche giorno fa la notizia dell’ordinanza che chiude il porto rifugio.

Il signor PortoBello è morto?

No, il signor PortoBello non accetta più oppiacei, sedativi, droghe leggere, calmanti al veleno e l’orario delle visite è terminato.

Un medico in divisa – il medico delle acque PortoBello – ha finalmente compiuto l’unico atto concreto da compiersi, paradossalmente l’unico atto “politico” e risolutivo che, come conseguenza, ha l’effetto di zittire tutti. Di fatto, in un momento così stagnante e in preda alla sperimentazione delle dosi di “tavolo tecnico”, il medico delle acque smuove le acque e non accetta pillole.

Si è stancato, insomma, di tanti sterili proclami e ha “urlato” alla politica locale, di fatto generando – dopo mesi di silenzio – anche la reazione  del “vendicatore” del signor PortoBello, un uomo di mare che non ha creduto ai sedativi e  che ha ricordato all’infermiere di origine siciliana le sue precedenti dichiarazioni sullo stato di salute del signor PortoBello.

Da qui, il caos?

Questo è il punto. Da qui, l’ordine, la sensazione impagabile che l’inattività, la somministrazione di pillole calmanti, di parole vuote, l’uso di defibrillatori rotti ceda invece  il passo ad una parola chiave: responsabilità. E questa non può essere sedata. Non c’è oppiaceo che possa nasconderla né c’è oppiaceo, per fortuna, talmente efficace da poter far pensare che la decisone della chiusura del porto, firmata “ medico in divisa”, non fosse l’unica da assumere.

Non si scompongano, adesso, portantini e loro affini. Non pensino alle pose dei volantini da campagna elettorale.

Non si scomponga il manager che ha già creato il prossimo simbolo da somministrare come l’ultimo dei veleni che non berremo, che non accetteremo. Non si dimeni come un bimbo capriccioso che cerca di ricordare la bugia che ha detto alla mamma.

Si scomponga Gela, invece! Ma sappia per cosa e per chi scomporsi. Contro chi, contro cosa, e non semplicemente protestando per sconfessare  quelle pose plastiche da foto ingrigita. La città ha bisogno di  un atto di ribellione controllata. Si indigni e non perda la memoria! Si ricordi di tutto questo ed altro ancora, così che sappia cosa bere, cosa accettare e da che parte guardare.

E lo faccia perché infermieri vari, portantini e manager samurai, sappiano che l’unica pillola che funziona davvero non  è un calmante, è uno stupefacente: si chiama serietà.

Prima di allora, che nulla venga sedato!

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here