Potere ed economia, la ricerca di Morselli nella “Review of Economics and Institutions”

 
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Il docente Alessandro Morselli

Gela. Concentrare l’analisi sulle leggi di funzionamento del mercato porta a rappresentare l’economia come una scienza degli assetti volontari e perciò pacifici. Ma se entriamo nel campo storico-istituzionale ci allontaniamo dagli assetti volontari e pacifici, poiché non si incontrano i soggetti singoli, nella loro individualità, quanto piuttosto i gruppi, le classi, le nazioni, in quanto soggetti dotati di un potere di scelta e aventi finalità proprie non sempre conciliabili tra loro. Ed è proprio l’articolazione in gruppi nella società che evidenzia l’importanza del ruolo del potere nell’analisi economica.
Così esordisce nel suo lavoro di ricerca dal titolo “Rationality, Information Power and Institutional Theory” il prof. Alessandro Morselli, docente di economia dello sviluppo alla Sapienza, pubblicato nella prestigiosa rivista internazionale “Review of Economics and Institutions”.
Pubblicazione integrale disponibile al link: http://www.rei.unipg.it/rei/article/view/327
Nella ricerca di una nuova visione della realtà economica si assume come unità di base non l’individuo singolo dello schema della concorrenza perfetta, ma il gruppo inteso come una combinazione specifica di soggetti, dotato di un certo potere di influire sulle scelte dei gruppi inferiori. Prendere in considerazione una graduatoria di gruppi, sulla base del differente grado di potere, riduce gli automatismi di adattamento al prezzo di mercato (price-takers), esigendo una riformulazione delle modalità di stabilimento dell’equilibrio. Quindi, non siamo di fronte al puro adattamento passivo del meccanismo di prezzo, ma abbiamo davanti un misto di scambi e di poteri.
Ci si avvicina sempre di più all’approccio neo-istituzionalista e si pone l’attenzione alla ricerca delle leggi dinamiche generali che regolano i mutamenti di medio e lungo termine dei sistemi economici. I punti più rilevanti di questa ricerca sono rappresentati dall’analisi di forme di mercato differenti dalla concorrenza perfetta, per inserire l’importante ruolo del potere economico. Così il ragionamento in termini di equilibrio viene modificato in termini di approccio dinamico; infatti la dinamica implica l’esistenza di forze e di poteri che la statica esclude dall’analisi, mettendo in evidenza i fenomeni di propagazione provenienti dal progresso tecnico e gli effetti di dominazione esercitati da individui su altri individui.
Dobbiamo prendere in considerazione i limiti cognitivi e computazionali che impediscono una completa applicazioni dei meccanismi di calcolo razionale. Infatti, l’agente inserito in un contesto complesso e dominato dall’incertezza, dispone di capacità cognitive limitate e non è in grado di conseguire un obiettivo di massimizzazione della sua funzione del benessere secondo i postulati della razionalità sostanziale della teoria standard. In un mondo contrassegnato da razionalità limitata, gli agenti si accontenteranno di un livello soddisfacente della loro funzione-obiettivo, senza pervenire all’ottimizzazione.
In uno scenario dove la realtà è complessa, ritroviamo individui con limiti cognitivi che hanno informazioni differenti, sviluppando informazioni asimmetriche. Così gli agenti sono costretti ad affrontare ambienti straordinariamente complessi caratterizzati da razionalità limitata e da asimmetrie informative. L’asimmetria informativa ci conduce ad analizzare la «teoria della dominazione». Quindi, gli agenti si relazionano attraverso rapporti asimmetrici e non come semplici unità passive, ma come soggetti attivi. Tutto ciò è compatibile con una razionalità strategica diretta ad esercitare un potere strategico nell’ambito di scelte interattive. Se le relazioni sono asimmetriche è chiaro che una unità esercita un potere di modifica dei comportamenti e dei risultati economici sulle altre unità. Potere determinato dalla ineguaglianza nella quantità di informazioni possedute.

Nello specifico le istituzioni rappresentano strumenti alternativi al meccanismo dei prezzi, grazie ai quali gli agenti possono rimediare ai limiti delle loro capacità di gestire l’informazione, in modo tale da semplificare i meccanismi di scelta razionale e ridurre i costi d’interazione sociale.
D’altronde le recentissime vicende politiche hanno evidenziato come il potere è centrale nell’analisi economica, posto in un cono d’ombra dalla teoria economica ortodossa. La disfatta del governo Draghi fotografa un’economia con razionalità limitata, non pacifica, intrisa di potere ed estremamente conflittuale.

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