Precipitò dal tetto di un capannone e morì, il caso della fine di Fecondo a giudizio

 
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Gela. Il dibattimento non è stato ancora aperto, ma a giudizio è arrivata la vicenda della morte dell’operaio sessantaquattrenne Giuseppe Fecondo. L’uomo, nell’estate di tre anni fa, precipitò dal tetto di un capannone della zona industriale ex Asi. Le ferite riportate furono fatali e l’operaio morì dopo essere arrivato all’ospedale Vittorio Emanuele. Le accuse dei pm della procura vengono mosse al titolare dell’azienda per conto della quale Fecondo stava lavorando. Contestazioni estese pure alla società, la Cimet. L’ipotesi d’accusa è di omicidio colposo. Lo scorso anno, arrivò il rinvio a giudizio e la vicenda verrà valutata dal giudice in dibattimento. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Fabrizio Ferrara e Francesco Giocolano.

L’incidente alla zona industriale. In base a quanto emerso dalle indagini, condotte dai pm e dai carabinieri, la vittima stava effettuando lavori necessari all’installazione di un sistema di pannelli fotovoltaici. Stando alle accuse, non sarebbero state adottate tutte le precauzioni previste dalla normativa in materia. La moglie dell’operaio morto e le figlie, che hanno seguito fin dall’inizio l’intera indagine, sono parti civili con gli avvocati Rosario Giordano e Cristina Guarneri.

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