“Pronti alla protesta al ministero”, tribunale in sofferenza: “Lo stato dia risposte”

 
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Avvocati e gli altri ordini professionali sostengono la mobilitazione

Gela.  “Non siamo ectoplasmi e per renderci visibili allo Stato siamo pronti a manifestare anche davanti al ministero della giustizia”. Il consiglio dell’ordine degli avvocati alza i toni davanti a quella che considera una “desertificazione” degli uffici amministrativi del tribunale e del relativo personale. Palazzo di giustizia rischia di non respirare più e non solo per l’aria condizionata che da settimane manca negli uffici e nelle aule. “Quando siamo stati con organico al completo – hanno detto tra gli altri il presidente Mariella Giordano, uno dei suoi predecessori Gioacchino Marletta e l’avvocato Giuseppe D’Aleo – il nostro, per statistiche ufficiali, è stato il secondo tribunale in Italia, dietro solo a Bolzano. Siamo stati i primi ad attivare il processo telematico civile. Non chiediamo molto. Ci sono gli strumenti per immettere personale amministrativo e operatori giudiziari, comprese le risorse del Recovery. Abbiamo vincitori di concorso, anche gelesi, pronti a prendere servizio”. Gli avvocati, se i silenzi istituzionali dovessero proseguire, non escludono l’astensione da tutte le udienze. Una vera serrata che non si registra dai tempi della lotta per l’istituzione del tribunale in città. Con gli avvocati si schierano gli altri ordini professionali. Alla conferenza stampa hanno partecipato gli agronomi (con Piero Lo Nigro), gli architetti (con Giovanbattista Mauro), gli ingegneri (c’era il presidente Nuccio Cannizzaro). La mobilitazione è appoggiata anche dai geometri. “Una battaglia di tutti”, perché il “tribunale è un presidio dell’intera citta’”.

Tra i precedenti presidenti del consiglio dell’ordine hanno preso la parola gli avvocati Ignazio Emmolo e Antonio Gagliano. “Questo tribunale, in una fase difficile come quella della pandemia – ha spiegato Gagliano – ha dimostrato di essere tra i pochi, in grado di lavorare con profitto”. I legali non vogliono ritornare all’inizio degli anni ’90, anche se escludono ipotesi estreme, come la chiusura del presidio. “Sarebbe una follia”, hanno ribadito. Per ora, il tribunale, con numeri dei procedimenti in costante aumento, a differenza di altri presidi del distretto di Corte d’ appello di Caltanissetta, va avanti con personale amministrativo ai minimi, senza un presidente e con una pianta organica dei magistrati che andrebbe rivista in aumento. “Il lavoro fin qui svolto dal presidente Miriam D’Amore – è stato spiegato – si è dimostrato fondamentale”. Il magistrato presiede la sezione penale, tiene udienza e allo stesso tempo deve gestire l’ordinario e lo straordinario, come capitato durante l’intero periodo pandemico. La politica, per ora, guarda dall’esterno, anche per scelta degli ordini professionali. “Il sindaco è stato informato e sono tutti pronti a sostenerci”, è stato aggiunto. Prima di tutto, però, si attende una risposta, vera, dallo Stato.

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