Pugni e aceto negli occhi della moglie, stangata per un operaio: 2 anni e 8 mesi

 
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Gela. Due anni e otto mesi di reclusione e la sospensione della potestà genitoriale sui figli per il periodo di cinque anni e quattro mesi.

Un risarcimento alla moglie e ai figli. Si è concluso in questo modo il giudizio abbreviato ai danni di un operaio accusato di una serie, ripetuta, di maltrattamenti in famiglia. L’imputato, inoltre, dovrà versare un risarcimento da sessantamila euro in favore dell’ex moglie e dei figli. Al centro del procedimento, tenutosi davanti al giudice dell’udienza preliminare Veronica Vaccaro, oltre tre anni di violenze e angherie denunciate dall’ex moglie dell’uomo, costituitasi parte civile insieme ai figli, tutti rappresentati dall’avvocato Giacomo Di Fede. La decisione pronunciata dal gup è andata oltre le richieste giunte dal pubblico ministero Antonio D’Antona che aveva indicato una condanna a due anni e due mesi di reclusione. Già lo scorso giugno, sempre davanti alle denunce sporte dalla donna e alle richieste giunte dal legale Giacomo Di Fede, i magistrati della procura avevano disposto l’obbligo dell’allontanamento dell’uomo dall’abitazione di famiglia, oltre ad imporgli il versamento periodico di un assegno di mantenimento in favore della moglie e degli stessi figli. Fu proprio la donna a dire basta.

L’aceto negli occhi e l’immagine sacra danneggiata. Dai suoi racconti, emersero i particolari di un rapporto imperniato sulla violenza. Stando alla ricostruzione d’accusa, infatti, l’imputato arrivò a gettare aceto negli occhi della moglie. La vittima, inoltre, si accorse che una delle immagini sacre conservate nella camera da letto della loro abitazione era stata imbrattata, con un pennello rosso, dall’imputato. Il colore utilizzato avrebbe dovuto simboleggiare il sangue e le eventuali conseguenze da infliggere alla vittima. Dopo una prima denuncia, subito ritirata nel tentativo di recuperare il rapporto matrimoniale, le violenze sarebbero proseguite. La donna sarebbe stata colpita a pugni dall’ex. L’uomo, insieme al suo difensore di fiducia, ha sempre rigettato le accuse. Stando alla sua versione, ci sarebbero stati solo violenti confronti verbali a causa di una continue incomprensioni familiari. Adesso, però, è arrivata la decisione pronunciata dal gup Veronica Vaccaro. Secondo il pubblico ministero Antonio D’Antona, il caso finito a giudizio avrebbe “tutte le caratteristiche tipiche dei maltrattamenti in famiglia”. Il diritto al risarcimento dei danni è stato riconosciuto non solo alla donna ma anche ai figli che, pur non avendo mai subito violenze fisiche, hanno comunque dovuto patire una quotidianità assai difficile. Il totale ammonta a sessantamila euro. Le parti civili avranno diritto a ventimila euro ciascuno.

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