Pusher gestivano anche l’eroina, difese puntano su concordato dopo pesanti condanne “Tomato”

 
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Immagini di repertorio

Gela. Nell’ottobre di un anno fa, arrivarono pesanti condanne, per oltre settanta anni complessivi di carcere. Gli imputati coinvolti nell’inchiesta “Tomato”, condotta dai pm della procura e dai carabinieri, si sono rivolti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. Gli investigatori ricostruirono centinaia di episodi di spaccio, con la droga piazzata in città, dove non mancavano gli acquirenti. I presunti pusher avrebbero riattivato anche il canale dell’eroina. I legali di difesa hanno scelto di proporre concordato, che potrebbe consentirgli di accedere a pene meno pesanti. Al termine del giudizio abbreviato di primo grado, il gup del tribunale di Gela irrogò nove anni a Salvatore Stamilla, otto anni e quattro mesi ad Alessandro Scilio (assolto per due capi di imputazione), otto anni a Salvatore Mazzolino, sette anni e due mesi a Giuseppe Fecondo, sei anni e due mesi a Vincenzo Di Maggio (assolto per uno dei capi contestatigli), sei anni a Luciano Guzzardi, cinque anni e otto mesi ad Alessio Savatta, cinque anni e sette mesi ad Antonia Cricchio, cinque anni e quattro mesi per Gianfranco Casano e Gaetano Marino, tre anni e sette mesi a Maria Rita Calascibetta. Le posizioni di tutti gli imputati sono ora al vaglio dei giudici di secondo grado. Dal gup, vennero emesse solo due assoluzioni, in favore di Salvatore Antonuccio e Luigi D’Antoni (difesi dagli avvocati Giovanna Zappulla e Rocco Guarnaccia), ritenuti estranei allo spaccio.

A fine giugno, verranno valutate proprio le richieste di concordato, avanzate anche dai legali dei presunti fornitori catanesi e palermitani. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Salvo Macrì, Antonio Gagliano, Francesco Enia, Ivan Bellanti, Enrico Aliotta, Vittorio Giardino, Dionisio Nastasi, Calogero Vella e Matteo Bonaccorsi.

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