“‘I case do Ierru”, il boss controllava gli alloggi Iacp: le soffiate da un imprenditore

 
0

Gela. Gli alloggi popolari gestiti in città dallo Iacp erano di Peppe ‘u ierru: uno spaccato inquietante che emerge dai tanti rivoli dell’inchiesta. Il gruppo Alferi, infatti, controllava, in maniera capillare, il mercato illegale delle occupazioni abusive.

Chi voleva entrare in uno degli alloggi doveva prima passare dall’intermediazione della banda. Decine i casi ricostruiti dagli inquirenti come quello che coinvolse Francesco Giovane, tra gli arrestati e figlio di Maria Azzarelli.
Al rampollo, infatti, venne destinata un’abitazione popolare in via Attica: anche in questo caso, l’alloggio fu occupato abusivamente e, addirittura, sottratto ad una donna, a sua volta non assegnataria, che lo aveva abbandonato per qualche giorno perché costretta a recarsi in ospedale a partorire.
Nessuno doveva lamentarsi: così, dietro l’intermediazione di Vincenzo Azzarelli, si trovò una sistemazione alla donna e alla sua famiglia nella zona di Villaggio Aldisio. Insomma, le occupazione proseguivano con una rapidità disarmante, nonostante i controlli effettuati dagli agenti della polizia municipale. Negli atti d’inchiesta, spunta anche il nome dell’imprenditore edile Giovanni Peretti.
Sarebbe stato lui, secondo gli investigatori, ad indicare alcuni alloggi popolari vuoti: divenuti, poi, obiettivo di Francesco Giovane e del gruppo Alferi. Bastava telefonare a chi sapeva muoversi tra le tante palazzine popolari sparse in città per ottenere la speranza di un alloggio.
Abitazioni che sarebbero state forzate per consentire l’accesso degli “amici” di Giuseppe Alferi.
Ovviamente, chi non era gradito o, comunque, non rientrava nella pianificazione degli alloggi disegnata dalla banda: veniva invitato, con le buone o con le cattive, a lasciare l’alloggio. A dare l’ultima parola, sarebbero stati proprio il capo indiscusso Giuseppe Alferi e la sua compagna Maria Azzarelli.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here