“L’Eni uccide ma può ancora essere convertita”, le proposte di Legambiente

 
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Gela. Sostituire la centrale termoelettrica con una moderna centrale ad emissioni inquinanti zero. E’ una delle proposte che il circolo di Legambiente propone per ridurre lo stato di inquinamento del territorio.  La cittadinanza finalmente prende coscienza di vivere in un territorio insalubre, in un ambiente fortemente compromesso.

Negli anni ‘80 i tumori colpivano i sessantenni. Negli anni ’90 i cinquantenni. All’inizio del secondo millennio ci si ammalava oltre i quarant’anni. Oggi si moltiplicano i casi di tumore che colpiscono i trentenni. Il tutto in uno scenario di crisi economica generale. Così mentre continua la lenta e inesorabile dismissione di impianti dello stabilimento petrolchimico di Gela, il circolo Legambiente-Gela, rilancia le proprie proposte già avanzate in un report pubblicato nel 2006. In quel report, redatto da un pool di specialisti e studiosi del settore, veniva individuata la causa primaria dell’avvelenamento del territorio gelese nell’incenerimento di oltre 600.000 tonnellate/anno di pet-coke (residuo della raffinazione) nella Centrale Termo Elettrica (CTE). E venivano indicate non una, ma ben tre possibili soluzioni impiantistiche per rilanciare la competitività tecnologica e commerciale dell’intero stabilimento e iniziare, allo stesso tempo, un progressivo alleggerimento dell’inquinamento sulla Piana di Gela. 

La prima e più semplice soluzione prevede la dismissione della attuale CTE , da sostituire con una centrale IGCC (Integrated Gasification Combined Cycle). Con questa tecnologia il pet-coke non subisce più incenerimento per combustione, ma viene prima gassificato in syn-gas (miscela di idrogeno e monossido di carbonio) e poi ossidato ad acqua ed anidride carbonica. Quindi niente più fumi inquinanti ricchi di polveri sottili, metalli pesanti, IPA e diossine, ma semplice vapor d’acqua e CO2 facile da catturare e stoccare.

Altra possibile alternativa è la industrializzazione del processo innovativo sviluppato da ENI per risolvere il problema ambientale di Gela ma inspiegabilmente realizzato in Lombardia. Si tratta del processo denominato EST che spinge la conversione del petrolio greggio oltre il 98%. Eliminando così la formazione di residui come il pet-coke.

La terza soluzione indicata dagli studiosi di Legambiente è la tecnologia Gas to Liquids (GtL) capace di trasformare il residuo di raffinazione in syn-gas per poi trasformarlo, grazie ad un processo noto sin dal 1930, in benzine leggere e gasoli puliti privi di zolfo.

Insomma, sono stati persi anni preziosi, ma siamo ancora in tempo per salvare la chimica a Gela. Una chimica amica del territorio che la ospita e non malefica come è stata finora.

Facciamo un appello ai sindacati e agli amministratori locali (Sindaci, commissario della Provincia e presidente della Regione) affinché si assumano le proprie responsabilità esercitando tutto il loro potere per spingere l’ENI verso scelte di lungo periodo.

Tra qualche settimana si dovrebbe concludere presso il Ministero dell’Ambiente l’istruttoria per il rilascio dell’AIA(Autorizzazione Integrata Ambientale). In tale procedimento sono state coinvolte tutte le amministrazioni citate e quelle di controllo. Auspichiamo che l’AIA  preveda la chiusura della CTE per porre ENI al bivio di rilanciare lo stabilimento di GELA. Se la soluzione non sarà costruita sulla dismissione della attuale CTE, la Legambiente sarà spinta a ricorrere al TAR per porre finalmente fine al disastro ambientale ed all’avvelenamento della popolazione.

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