“Non posso sfamare i miei due figli”, lavoratrice Rmi protesta al Comune

 
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Gela. Lavora da dieci anni con gli Rmi, non si può considerare una lavoratrice a tutti gli effetti (percepisce una indennità di circa 600 euro mensili), ma neanche una indigente. Non può di conseguenza usufruire dei contributi dei Servizi sociali. Miriam Attardi è ragazza madre.

Ha due figli minorenni e ieri ha deciso di protestare insieme a loro davanti al municipio. Dalla vigilia di Natale non lavora più con gli Rmi e chiede di essere ascoltata dal sindaco. Nella sua decisione ha trascinato anche i bambini, che la sostengono in questa battaglia, ma la legge parla chiaro.

Chi percepisce una indennità come Rmi non può ricevere anche il contributo (tra l’altro sempre più ridotto) spettante ai nuclei indigenti: ragazze madri, ex detenuti, vedove ecc. «Non sono come sfamare i miei figli – dice – e rischio anche di essere sfrattata perchè non riesco a pagare l’affitto di casa. Sono dieci anni che lavoro con il Reddito minimo di inserimento ma ora rischio di perdere anche quello».

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