Qualcuno piazzò l’hashish per incastrarlo? Si riapre il caso Timpanelli

 
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Gela. Mezzo chilo d’hashish che sarebbe stato ritrovato tra i passaruota della sua auto.

Volevano incastrarlo? A rispondere di quei fatti, però, non è il maestro Domenico Timpanelli, arrestato nell’aprile di tre anni fa, ma Biagio Tribulato. L’imputato è accusato di calunnia e simulazione di reato. Secondo i magistrati della procura, sarebbe stato il faccendiere siracusano a organizzare il “colpo” ai danni di Timpanelli, costituitosi parte civile con l’avvocato Vincenzo Ricotta. La droga sarebbe stata piazzata appositamente per far ricadere la responsabilità sullo stesso Timpanelli. Davanti al giudice Chiara Raffiotta, sono stati sentiti i finanzieri che condussero le indagini. L’inchiesta ai danni di Timpanelli scattò dopo le denunce sporte dal titolare di un’agenzia assicurativa locale che lo accusò di avergli garantito prestiti ad usura. Le accuse contro il maestro, però, sono state archiviate. Rimane in piedi il procedimento ai danni di Tribulato, difeso dall’avvocato Giovanna Cassarà. I dubbi degli inquirenti cadono proprio sulla dinamica dei fatti dell’aprile di tre anni fa. Mentre i finanzieri organizzavano un servizio d’osservazione sotto l’appartamento di Timpanelli a Macchitella, la cella telefonica di Tribulato veniva intercettata in via Ravenna, praticamente nei pressi della stessa abitazione.

La droga nell’auto. E’ stato lui a piazzare la droga per accusare Timpanelli che, a sua volta, chiedeva la restituzione di un prestito garantito all’assicuratore amico del faccendiere finito a processo? I militari della guardia di finanza hanno esposto la loro versione dei fatti rispondendo alle domande del pubblico ministero Pamela Cellura. “Ritenevamo che le disponibilità economiche di Timpanelli fossero sproporzionate rispetto alle sue attività – hanno precisato – non escludevamo che potessero arrivare dal traffico di stupefacenti. Si recava spesso in Tunisia”. Le celle telefoniche che consentirono di ricostruire gli spostamenti dell’imputato la notte del 27 aprile portarono a intercettare frequenti contatti anche con un tenente della guardia di finanza locale. “Era stato Tribulato – ha spiegato il militare – a indicare l’ipotesi del traffico di droga. Io non lo conoscevo. L’ho visto per la prima volta ad Avola quando mi venne a trovare insieme al titolare dell’agenzia assicurativa che denunciò le presunte pressioni ricevute da Timpanelli”. Una vicenda ancora avvolta da molti dubbi e, intanto, nuovi testimoni verranno sentiti alla prossima udienza.

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