Quarantena di 111 giorni tra Bergamo e Gela, l’odissea covid-19 di Andrea

 
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Nella foto lo studente universitario Andrea Antronaco.

Gela. Una condanna ai domiciliari di 111 giorni (quasi quattro mesi), senza avere accusato sintomi riconducibili al covid-19 né tantomeno commesso reati. Eppure è stato privato della sua libertà. La sua “prigionia” da coronavirus è iniziata il 27 febbraio a Bergamo dove studia alla facoltà di Economia. E’ rimasto solo, senza assistenza alcuna, fino al primo giugno, prima data utile per rientrare in Sicilia dopo essersi visto cancellare i biglietti acquistati e mai rimborsati da due diverse compagnie aeree e una società di pullman che effettua il servizio di trasporto extraurbano. Rientrare dal 3 giugno, data fissata per la fine delle restrizioni (lockdown), avrebbe comportato un aumento del biglietto aereo spropositato. Anche del 200 per cento. Segno che il governo Musumeci razzola male non tutelando i diritti dei siciliani, davanti ad aumenti più assimilabili a speculazioni senza precedenti, in piena gestione coronavirus. Solo oggi, dopo una quarantena che puzza di condanna, lo studente universitario Andrea Antronaco ha appreso ciò che probabilmente sapeva: essere risultato negativo al tampone. Una liberazione che comunque lascia i segni di una gestione covid-19 alquanto discutibile e per nulla convincente. “Sono stato costretto a tre mesi di quarantena a Bergamo – dice Andrea Antronaco – e altri 14 giorni a Gela. Sono stato sottoposto ad un colloquio telefonico e un tampone che la legge non prevede. Finalmente oggi è finito questo incubo”.

Stamattina, con una mail inviata dall’Usca, l’incolpevole studente universitario ha potuto riassaporare quella libertà negata da inefficaci cavilli burocratici.

Sicuramente l’Usca avrebbe potuto evitare l’ulteriore quarantena di 14 giorni perché in contrasto con quanto stabilito anche dal governo regionale che, per i rientrati in Sicilia dal 29 maggio al 2 giugno, prevede solo un colloquio telefonico e, nel caso si goda di ottima salute, la fine dell’isolamento. Una “distrazione” che ha costretto alla quarantena anche i genitori dello studente universitario, con tutti i disagi che può comportare. Sicuramente, con strutture dedicate, il governo regionale avrebbe potuto facilitare il rientro di chi è costretto a varcare i confini dell’isola per incapacità a creare le condizioni di lavoro e studio, agevolando un continuo e drammatico spopolamento.

Adesso, per Andrea Antronaco, è tempo di bilanci. Nella sua interminabile quarantena non ha mai incontrato un medico, nemmeno quando è stato costretto a sottoporsi a tampone a Niscemi, invece dei due centri allestiti in città. Le visite mediche sono state limitate alla compilazione di moduli o interviste telefoniche.

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