Quasi trent’anni e un tumore, “non odio la mia città…provo rabbia però per chi ha deciso di voltare le spalle”

 
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Gela. Un cappello in testa, una carpetta colma

di documentazione medica e un viso certamente pallido, almeno rispetto al periodo estivo.

La scoperta della malattia. Luigi ha quasi trent’anni e un tumore. “L’ho scoperto qualche mese fa – spiega – mentre effettuavo accertamenti clinici di routine”. Ha chiesto che il cognome non venga reso noto (ma ha voluto ugualmente raccontare la sua vicenda). Poco meno di un anno fa, ha lasciato la città per trasferirsi in Emilia Romagna. “L’università non l’ho finita – dice – ho lavorato soprattutto in città come amministrativo, impiegato in aziende locali. Tutti lavori che, però, non hanno avuto seguito. Lo scorso novembre è arrivata la chiamata da un gruppo che si occupa di autotrasporto in Emilia Romagna e sono partito. Lì, però, dopo i primi mesi, è arrivata la conferma della malattia”. E’ tornato in città per qualche giorno e le cure lo stanno provando fisicamente. “Devo dire che ho trovato il sostegno non solo della mia famiglia che vive in città – continua – ma anche dei datori di lavoro che mi stanno supportando in tutto. I medici mi danno buone speranze e io devo uscire fuori e vincere questa partita. Inizialmente, non volevo crederci. Personalmente, non avevo mai avuto esperienze di questo tipo. In famiglia, non ricordo malati di tumore e non abbiamo mai avuto nulla a che fare, dal punto di vista lavorativo, con la raffineria. Insomma, il classico fulmine a ciel sereno”. Quella di Luigi (che ha contatto la nostra redazione mentre prosegue il ciclo di cure e viaggi in centri specializzati) è una delle tante voci di questa città toccate dalla malattia. “Voglio guarire – conclude – ormai non vivo più a Gela, ma è come se non fossi mai andato via. Non ho bisogno dei social network ma cerco di informarmi sempre. Non so dire se la mia malattia è da legare proprio a Gela e a tutto quello che è emerso nei decenni oppure ad altri fattori. Io non odio la mia città, anzi. Provo rabbia, però, per tutti quelli che potevano fare e non hanno fatto, probabilmente abbandonando al loro destino tanti che, prima di me, si sono ammalati. Non seguo la politica né ho mai sostenuto un candidato piuttosto che un altro. Però, tanti dovrebbero guardarsi allo specchio e riflettere”. Luigi ci sta provando e non ha intenzione di finire nel lungo elenco di chi è stato travolto, perdendo per sempre la propria voce.

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