Quel grido silenzioso inascoltato e una drammatica morte senza spiegazioni

 
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Gela. Il sogno di fare la criminologa infranto in un grigio pomeriggio uggioso di Marzo. Il suicidio della tredicenne ha colpito l’intera cittadinanza gelese lasciando nello sconforto i familiari coinvolti.

Si tratta di una morte che uccide, che lascia un vuoto nel cuore di ogni individuo. Tutti, nessuno escluso, in questa storia abbiamo un senso di colpa con cui non riusciamo a fare i conti. Il bisogno di attenzioni o il peso del giudizio altrui, l’ha spinta a compiere il gesto estremo di cui il padre e la sua famiglia sono vittime. L’addio sul social network Ask lascia presagire una premeditazione che porta a un solo quesito, perché? Se ne dicono tante, si seguono mille piste ma ogni ipotesi, risulta assurda. Le accuse al padre, fuori luogo, quasi oltraggiose. “Era il gioiello di casa – ha detto lo zio Massimo- in un mese abbiamo perso due persone care, siamo distrutti. Speriamo tanto che adesso il piccolo angelo sia tra le braccia della sua nonna”. L’amico, il familiare, l’insegnante, il conoscente, la società si sente parte di una sconfitta di una grandezza sconfinata. Il rispetto è doveroso, il dovere è silenzio. Intanto nella notte un’altra giovane in città ha provato a togliersi la vita, ingerendo medicine e vodka. Per un sogno che si infrange sulla terra uno si illumina su nel Cielo. Ciao meravigliosa creatura.

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