“Quello dei Trubia era un gruppo mafioso”, chieste pesanti condanne: 19 anni per Vincenzo Trubia

 
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Gela. Una requisitoria fiume, iniziata al mattino e conclusa nel cuore del pomeriggio. Il pubblico ministero della Dda di Caltanissetta Luigi Leghissa ha ricostruito per intero i presunti meccanismi interni a quella che ha definito “un’associazione mafiosa non tradizionale”. Per il magistrato, la famiglia Trubia si era organizzata in un vero e proprio clan di mafia. “A comandare – ha spiegato il pm – era Vincenzo Trubia, ritornato in libertà dopo la scarcerazione”. Le mosse del presunto gruppo mafioso sono state al centro del blitz “Redivivi”. Gli investigatori ritengono che i Trubia avessero imposto una sorta di monopolio nelle aree rurali della città, controllando il mercato della raccolta della plastica e il settore delle guardianie. Si sarebbero imposti facendo leva sulla loro presunta forza criminale. Ma gli affari si sarebbero estesi al settore della droga. Il magistrato, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi, ha chiesto pesanti condanne per tutti gli imputati. Una delle poche accuse cadute è proprio quella di aver imposto la consegna forzata della plastica dismessa agli imprenditori agricoli della fascia trasformata, quella delle contrade di Bulala e Mignechi, al confine con la provincia di Ragusa. Stando all’accusa, però, avrebbero utilizzato il loro rango criminale per estromettere altri operatori. “Il loro ritorno – ha detto ancora il magistrato – è stato favorito dai vuoti nell’organizzazione mafiosa locale. E’ possibile che abbiano raggiunto un tacito accordo con gli stiddari”. Le richieste più pesanti sono arrivate per Vincenzo Trubia (19 anni di reclusione) e per Davide Trubia (16 anni di detenzione oltre a due anni legati a precedenti estorsioni). Sedici anni ciascuno, ancora, per Nunzio Trubia e per il ventottenne Rosario Trubia. Tredici anni a Ruggiero Biundo e undici a testa per Luca Trubia, Simone Trubia e Rosario Caruso. Infine, il magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta ha chiesto un anno di reclusione per il ventinovenne Rosario Trubia.

L’inchiesta “Redivivi”. Rispetto alle posizioni di Luca Trubia e Simone Trubia, è stata chiesta l’assoluzione solo dall’accusa di estorsione ai danni di uno degli operatori della plastica, che sarebbero stati estromessi con la forza dopo l’avvento dei Trubia. Richieste di condanne che sono state sostenute, in aula, da tutte le parti civili. In giudizio, sono costituiti gli operatori danneggiati, con l’avvocato Giovanni Bruscia, l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” e la Fai, con i legali Giuseppe Panebianco e Laura Cannizzato, il Comune, rappresentato dall’avvocato Anna Gambino e l’associazione Codici. I legali di difesa, già nelle scorse ore, hanno iniziato ad esporre le loro conclusioni. La parola, per primi, è stata presa dagli avvocati Carmelo Tuccio e Nicoletta Cauchi. Domani, sarà la volta di un altro difensore, l’avvocato Flavio Sinatra. Le difese hanno sempre escluso che gli imputati abbiano agito per imporre la loro “legge” tra le campagne locali, ma si sarebbero limitati ad operare nel settore della raccolta della plastica. Il blitz “Redivivi”, coordinato dai pm della Dda nissena, è stato condotto dai poliziotti della mobile di Caltanissetta e da quelli del commissariato.

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