Rapine in città, azioni in attività commerciali: assolto Alario, condanna ridotta a Di Stefano

 
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Immagini di repertorio

Gela. Un’assoluzione e una condanna ridotta, rispetto a quella che un anno fu venne emessa dal gup del tribunale di Gela. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno assolto il trentacinquenne Giovanni Simone Alario e condannato a quattro anni e quattro mesi di reclusione il ventinovenne Saverio Di Stefano (in primo grado la pena era di cinque anni di detenzione). Per Alario, difeso dall’avvocato Francesco Enia, è caduta anche la contestazione legata alla presunta partecipazione alla tentata rapina, in una tabaccheria di corso Aldisio. Era ritenuto responsabile di aver fatto da palo, impugnando un’arma. La difesa, però, nel ricorso in appello, ha posto una serie di elementi che di fatto hanno messo in forte discussione la ricostruzione investigativa. Per il trentacinquenne, già in primo grado, era arrivata l’assoluzione per un altro colpo, quello in un supermercato Fortè. La pena complessiva irrogatagli era a tre anni di detenzione (in abbreviato la procura gelese aveva chiesto cinque anni e dieci mesi). Nel giudizio di secondo grado, così, è caduta anche l’ultimo capo di accusa. Per il legale di Alario, nel corso delle indagini non emersero riscontri precisi neanche sull’effettiva presenza durante l’azione alla tabaccheria. Sono stati contestati i contenuti delle intercettazioni ma anche di dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano. Chi agì lo fece a volto coperto e non ci sarebbero stati riscontri neppure sugli indumenti indossati. Tutti motivi toccati dal difensore e che hanno indotto i giudici nisseni a pronunciare l’assoluzione. Per Alario, il procedimento si chiude. L’accusa della tentata rapina nell’attività di corso Aldisio è venuta meno anche per Di Stefano, difeso dall’avvocato Salvo Macrì.

Nei suoi confronti, però, il quadro accusatorio è ancora più consistente, perché è indicato come responsabile di altre due rapine, in una stazione di servizio a Caposoprano e in un’altra tabaccheria. Per questi fatti, i giudici della Corte d’appello hanno confermato la decisione del gup. La difesa attenderà le motivazioni, per poi rivolgersi alla Corte di Cassazione. I colpi ricostruiti dagli inquirenti vennero messi a segno nell’arco di pochi mesi, tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013.  In primo grado fu riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni in favore dei titolari di due attività commerciali prese di mira. Sono parti civili, rappresentati dall’avvocato Carmelo Tuccio.

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