Rapporti Luca-Rinzivillo, difese imprenditori contro accuse: contestate al riesame

 
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Gli investigatori ritengono che i Luca avessero collegamenti diretti con il clan Rinzivillo

Gela. Le difese hanno ancora una volta contestato per intero l’apparato accusatorio che i pm della Dda di Caltanissetta muovono nei confronti di Salvatore Luca, Rocco Luca e Francesco Luca. Gli imprenditori sono stati raggiunti da un provvedimento di custodia cautelare in carcere, perché ritenuti il tramite economico del clan Rinzivillo. I soldi della mafia gli avrebbero consentito di avviare una “galassia” imprenditoriale che ha raggiunto un valore di circa 63 milioni di euro. Società e beni sono finiti sotto sequestro. Davanti ai giudici del tribunale del riesame, gli avvocati Flavio Sinatra, Antonio Gagliano e Alfredo D’Aparo, hanno chiesto di rivedere i provvedimenti restrittivi. I tre indagati sono attualmente detenuti e nel corso degli interrogatori di garanzia, successivi agli arresti, hanno respinto le contestazioni, definendosi invece vittime delle richieste estorsive dei clan. Nelle prossime ore, al riesame si presenteranno i difensori degli altri indagati.

Francesco Gallo, Maria Assunta Luca, Concetta Lo Nigro e Emanuela Lo Nigro, sono sottoposti al divieto di dimora nelle province di Caltanissetta e Ragusa, e vengono ritenuti amministratori di fatto di molte aziende riconducibili alla famiglia Luca. Sarebbero stati consapevoli del presunto “sistema”. Nell’inchiesta “Camaleonte” è coinvolto anche il dirigente di polizia Giovanni Giudice, che avrebbe ricevuto regalie e favori, in cambio di informazioni riservate e protezione “istituzionale”.

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