“Regione sempre assente”, su impianto rifiuti sì atto indirizzo “Si apra subito un tavolo”

 
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Il monotematico di venerdì

Gela. Dal senatore Pietro Lorefice al gruppo parlamentare all’Ars, i grillini hanno espresso più di un dubbio sui primi particolari del progetto sui rifiuti, che dovrebbe servire l’intera Sicilia occidentale. Il senatore Pietro Lorefice ha acquisito atti tecnici. “Il termovalorizzatore non esiste”, ha detto. Ma sono tanti i punti che non tornano. Dallo stoccaggio dei quantitativi di rifiuti, che sono previsti nel ciclo del sistema, e fino alle modalità di trasporto. Per Lorefice, non bisogna però dimenticare che il progetto ricadrà in un’area Sin e che “ci sono grandi responsabilità” per assumere una decisione sul tema. “I progetti vanno realizzati anzitutto su aree bonificate”, ha aggiunto. “Non ci sono le condizioni per approvare un atto – ha spiegato – ci vogliono dati che il consiglio non ha”. Il parlamentare Nuccio Di Paola è convinto che i territori debbano smaltire secondo un principio di prossimità, senza delegare ad altri territori. “Non possono essere le aziende a decidere su dove collocare impianti di questo tipo”, ha detto. Il parlamentare Giampiero Trizzino ha delineato una posizione contraddittoria della Regione. “Il piano regionale dei rifiuti, che è in vigore ed è stato pubblicato in gazzetta ufficiale, non prevede questi impianti. E con questi impianti, chiuderanno le discariche?”. Per la parlamentare Ketty Damante, è grave l’assenza della politica regionale, “che ha responsabilità enormi”. Damante conferma il no ad un’impiantistica di questo tipo, in un territorio che ancora conta morti e patologie.

Trizzino, Damante e Di Paola

Il consigliere comunale Salvatore Scerra ha preso la parola, sostenendo quanto spiegato dal senatore Pietro Lorefice, ma contestando invece le tesi di “chi è in campagna elettorale e con Crocetta ha trasformato la Sicilia in capitale mondiale dei rifiuti”, ha spiegato riferendosi soprattutto ai dem, che anche con il parlamentare Ars Giuseppe Arancio hanno confermato il no ad un impianto ritenuto impattante. “Parliamo di compensazioni e abbattimento dei costi per il pagamento della Tari – ha detto Scerra – ci sarà un occhio particolare per i lavoratori gelesi? Sono cose che possono avere un impatto importante per il territorio. Oggi, chi critica l’Eni ha lavorato magari per trent’anni con quest’azienda. Non è un sì il mio, ma può essere un progetto importante. Non si sceglie per partito preso”. Il presidente dell’associazione “Aria Nuova” Saverio Di Blasi ha duramente contestato il progetto e la politica di Eni sul territorio. Il presidente Salvatore Sammito ha più volte spiegato che l’amministrazione non ha mai espresso una decisione già definitiva. Il segretario provinciale della Femca-Cisl Francesco Emiliani ha invece sintetizzato positivamente l’incontro e il confronto in atto. “Non si devono commettere errori di sottovalutazione – ha detto – anche sul Forsu c’è stata un’importante opportunità, che per sottovalutazione istituzionale si è bloccato”.

Il consulente Paolo Maggioni, che ha avuto contatti con il sindaco Lucio Greco per valutare il progetto, si è espresso anzitutto dando priorità “agli aspetti tecnici”. Maggioni ha posto l’accento su forme di compensazione a favore del territorio e ad un rapporto che sia istituzionalmente definito, “sottoscrivendo accordi precisi”. Anche per il capogruppo di “Un’Altra Gela” Giuseppe Morselli il dibattito avviato deve essere “solo un primo incontro”. “Dobbiamo valutare – ha detto – fare un’analisi costi-benefici. Servono compensazioni e non possono essere le bonifiche, che sono dovute da altri soggetti. E’ la città che deve fare l’analisi costi-benefici e non chi propone l’investimento. Oggi, è stato un incontro conoscitivo. La decisione la deve prendere l’intera collettività”. Il leghista Emanuele Alabiso e l’indipendente Luigi Di Dio hanno confermato la necessità che il confronto prosegua, anche in consiglio, senza “un no a prescindere” e superando “lo sfogatoio”. Hanno chiesto che si autorizzi un accesso agli atti. “Questo tipo di impianto fa sorgere anche qualche paura – ha detto l’esponente della Nuova Dc Vincenzo Cascino – perché avere un impianto così vicino alla città? Che ricadute ci saranno sull’agricoltura locale, che vuole ripartire? Senza dimenticare le malattie professionali”. Il consigliere Udc Salvatore Incardona ha posto l’accento “su un cambiamento che spaventa”. “Oggi chi parla di disastro ambientale è lo stesso che autorizzò la giunta Fasulo a trattare la chiusura del ciclo industriale. All’ingegnere Rispoli chiedo gli atti e il presidente del consiglio farà richiesta ufficiale”. “Nè io nè l’ingegnere Rispoli ci siamo sentiti sul banco degli imputati. E’ giusto che ci sia un dibattito su un progetto ancora in fase embrionale – ha aggiunto Cassata di “Asja” – abbiamo risposto ad un avviso della Regione e proposto un progetto. Abbiamo scelto Gela perchè il sito di un’ex raffineria è quello ideale. Nessuno vuole eleggere Gela a capitale del rifiuto. Il piano economico finanziario è agli atti della Regione. Ci sono tutti i numeri e le tariffe. Preoccupazioni e dubbi sono legittimi. Non si confonda questo progetto con progetti e tecnologie del passato. Non entriamo sul tema della pianificazione regionale”. Rispoli ha confermato che la tecnologia proposta è sulla logica della decarbonizzazione. “Nel nostro impianto si può trattare ogni tipo di rifiuto – ha detto – ma puntiamo sempre ad un’educazione generale del cittadino, che separi a monte. Il nostro prodotto è carbon recycle fuel. Nel nostro impianto non ci sono componenti nocivi. Abbiamo presentato quattro progetti dello stesso tipo in Toscana. E’ un progetto da 800 milioni di euro. Darà duecento posti di lavoro, tra diretto e indotto. Ipotizziamo una costruzione di tre anni, con circa 500-600 persone. Lavoreremo a condizione di mercato. Lo sconto importante sulla Tari è una scelta politica. Le compensazioni non sono per danni ambientali o alla salute. Lavoriamo sulla base delle linee dell’Unione europea”. E’ stato il vicesindaco Di Stefano ad intervenire in rappresentanza dell’amministrazione comunale, in assenza del sindaco Lucio Greco, in isolamento domiciliare per Covid.

Il vicesindaco Di Stefano in aula durante il dibattito

“La nostra amministrazione sta facendo battaglie a tutela dell’ambiente – ha detto – le associazioni hanno fatto l’intervento e se ne sono andate senza farci replicare. Ci siamo opposti ai conferimenti ulteriori a Timpazzo. Abbiamo riperimetrato l’area Sin, con trenta milioni per la messa in sicurezza di due ex discariche, Marabusca e Cipolla. Non c’è mai stata tutta questa attenzione per l’ambiente. Si parte dalla casa della città e ringrazio i sindacati che sono rimasti fino alla fine. Oggi è assente chi oggi doveva dare altre risposte. La Regione ha lasciato il cerino nelle mani dell’amministrazione. Non sappiamo quali sono i programmi della Regione nè a che punto siano le varie fasi e glio iter autorizzatvi. Se ci fosse stata la presenza degli attori principali della Regione, avremmo potuto chiedere. Ma andremo avanti, anche con le associazioni. Gela non può essere utile solo per risolvere l’emergenza regionale. Gela da sola non può risolvere l’emergenza. Così, anche Timpazzo si saturerà e saremo costretti a trasferire i rifiuti fuori Regione. Va fatto immediatamente un incontro con la Regione”. Sammito ha preso un impegno istituzionale. “Se la Regione non viene a Gela saremo noi ad andare dalla Regione. Non si possono avere sempre le stesse risposte, ponendo impegni istituzionali”. Anche l’esponente di “Una buona idea” Rosario Faraci ha parlato di una “Regione che risulta sempre la grande assente”. Il presidente Nello Musumeci ha dato picche, così come l’assessorato all’energia e il dipartimento acqua e rifiuti. “Noi dobbiamo essere bravi a rendere sostenibili tutte le ricchezze che abbiamo nel territorio, compresa l’industria – ha detto Faraci – ci deve essere compatibilità tra tutte le attività del territorio. Dobbiamo farci tutte le domande, anche tecniche. Anche le aziende si porranno domande sul business. Per essere credibili dobbiamo studiare e sapere, senza fare campagna elettorale. Bisogna entrare nel merito e dialogare con una Regione che non c’è mai. Si deve aprire un tavolo tecnico e politico. Non possiamo fare di nuovo l’errore di un’industrializzazione senza sviluppo”. Dopo oltre cinque ore di dibattito, con soli undici presenti e parecchi vuoti, sia nelle fila della maggioranza che di quelle di opposizione, è stato approvato l’atto di indirizzo, proposto dai civici. Va istituito un tavolo tecnico e politico sul progetto, con tutte le parti sociali. Il mandato l’ha dato l’aula al sindaco, che dovrà chiedere di acquisire tutti gli atti depositati in Regione. L’atto di indirizzo è stato votato favorevolmente anche dall’opposizione presente in aula.

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