Reperti ritrovati a Bulala del V secolo esposti al museo archeologico

 
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Gela. Saranno esposti al museo archeologico della città i  reperti archeologici di epoca greco-romana recuperati nei fondali del mare gelese. I reperti  hanno un notevole valore scientifico.

Si tratta di tre coppe ad orlo rientrante biansate risalenti al V secolo a.C. e frammenti di anfore della medesima epoca e di epoche più recenti . Oltre alle coppe e ai frammenti di anfore è stata recuperata anche un’antefissa in terracotta. La parte antistante dell’antefissa presenta l’immagine della Gorgone realizzata in bassorilievo, simbolo della città. La figura della mitologia greca risale alla prima metà del VI secolo a.C. e rappresenta uno degli oggetti più antichi ritrovati finora nelle acque siciliane.

La scoperta è avvenuta grazie alla segnalazione di un’ambientalista, Francesco Cassarino che ha contattato la Soprintendenza del Mare. I tecnici Stefano Zangara, Roberto Garufi ed Alessandro Urbano, coordinati dal soprintendente Sebastiano Tusa, hanno subito effettuato una vasta perlustrazione dell’area coadiuvati dai subacquei dell’Arma dei carabinieri.Nel corso dell’incontro di presentazione di tali reperti è intervenuto il neo presidente alla regione, Rosario Crocetta.

“Mi auguro – ha detto il governatore – che questi reperti rimangano nel museo della città e che non vengano portati via come è successo in altri casi. Stiamo  pensando ad istituire il Museo del Mare, proprio a Gela”.  L’intervento di un cittadino ha permesso il ritrovamento e la sua collaborazione è stata fondamentale. “Il mare gelese –ha affermato il vice questore aggiunto Marcello Gatto- ha dimostrato di essere ricco di storia”. Proprio Francesco Cassarino, nei primi giorni di luglio, aveva trovato negli stessi fondali altri quindici reperti archeologici che aveva consegnato alla Capitaneria di porto. Si ipotizza che il materiale provenga da un relitto non ancora individuato. La zona di Bulala grazie ad un’ordinanza della Capitaneria di Porto, è parzialmente interdetta all’immersione per proteggere i reperti che molto probabilmente i fondali gelosamente custodiscono. 

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