Ricorsi che non vengono decisi e tariffe esose su acqua, Surace: “Senza canone contratto risolto”

 
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Gela. La sentenza emessa dal Tar Palermo che ha bocciato una delibera della Regione sulla definizione dei costi per l’acquisto dell’acqua all’ingrosso da Siciliacque, sta suscitando continue reazioni, soprattutto dei movimenti che chiedono da anni la riattivazione di un sistema pubblico di gestione. “Non riusciamo a capire – dice Antonio Surace del Forum dei movimenti per l’acqua pubblica – le ragioni che, ad oggi, non hanno ancora indotto i giudici del Tar a valutare il ricorso che nel 2016 venne presentato dalla Cisl e da Adiconsum. Anche l’Ati deve fare chiarezza, non solo sulle tariffe ma anche sui due lodi arbitrali, che potrebbero costare circa venti milioni di euro. Non è possibile che siano ancora pendenti questi lodi, compreso quello sul canone di concessione. Andava versato entro giugno di ogni anno, ma sappiamo che questo non è accaduto dal 2009 e fino al 2012. In base alla disciplina, il mancato versamento determina la risoluzione della convenzione”. La nuova Ati, del presidente Massimiliano Conti, sta tentando di approcciare temi che non sono semplici da valutare, soprattutto sotto l’aspetto finanziario. Surace, che per conto del Forum ha fatto parte della commissione tecnica, chiede da tempo che si prenda atto di quanto deciso dalla stessa commissione, che ha votato per lo scioglimento anticipato del contratto con Caltaqua, per inadempienze.

“Sulle tariffe, che vengono mantenute anche a blocchi – aggiunge Surace – servono verifiche accurate. Non sono state applicate quelle sociali. Non è stata fatta la carta dei servizi, che a Caltaqua è stata imposta nel 2016. Pure la convenzione non era conforme ed è stata aggiornata successivamente. Caltaqua ha disposto gli aumenti senza fare gli investimenti, che erano previsti. Ci sono tante anomalie e servono risposte chiare”.

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