Ricorso al Tar, Ascia: “Mossa inopportuna politicamente”

 
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Nella foto Alessandra Ascia

Gela.  Sul ricorso fatto al Tar da Domenico Messinese interviene l’ex Presidente del Consiglio Comunale di Gela, massimo rappresentante dell’assise civica che ha sfiduciato l’ex Sindaco. La Ascia fa un’analisi sulle motivazioni del ricorso presentato da Messinese. “Penso sia una mossa inopportuna politicamente – dice – Alessandra Ascia – Di fatto c’è stata una maggioranza, in aula consiliare, che ha sfiduciato il sindaco Messinese, sfiduciando tra l’altro lo stesso Consiglio Comunale. Forse Messinese non ha ancora capito la gravità di quello che è successo il 7 settembre scorso: un consiglio comunale ha scelto di andare a casa per porre fine a questo governo locale. Messinese dice che il Presidente del Consiglio Comunale non lo ha tutelato. Dispiace che lui non si sia sentito tutelato durante i tre anni e soprattutto il 7 settembre. Perché il dibattito in un’aula consiliare non è un dibattito giurisdizionale, come quello che si svolge in un’aula di tribunale, dove c’è un contraddittorio e delle parti, quindi con delle domande,  risposte e verifiche alle domande e risposte; bensì solamente un dibattito politico in cui ognuno ha la possibilità, come è avvenuto, di parlare una sola volta per dieci minuti, nella libertà di scelta del momento in cui parlare”.

“Domenico Messinese ha scelto di intervenire all’inizio del dibattito. Per cui, anche qualora il sindaco non fosse uscito dall’aula, a prescindere non avrebbe avuto più la possibilità di intervenire per una seconda volta.”

E sul malore di Messinese durante la seduta del Consiglio Comunale e l’eventuale sospensione, Ascia ribadisce che nessuno ha chiesto l’interruzione della seduta.

“Si legge nel ricorso – continua – che abbia chiesto la sospensione della seduta del Consiglio, ma non è assolutamente vero, perché la sospensione deve essere innanzitutto votata dai componenti presenti dell’assise civica e poi non c’erano i presupposti per poter sospendere d’imperio la seduta. Questo si fa solamente in mancanza totale di ordine pubblico.”

“Il sindaco è uscito dall’aula – conclude – e devo dire che non era in queste condizioni altalenanti come poi si è trovato al Pronto Soccorso; in ogni caso, ripeto, la legge non prevede una necessaria presenza del Sindaco durante la votazione di sfiducia, quindi lui poteva uscire anche per qualsiasi altra motivazione e non solo perché stava poco bene.”

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