Rifiuti pericolosi smaltiti in raffineria, un lavoratore: “A contatto per undici anni”

 
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Gela. “Fino al 2007 quella discarica non è mai stata coperta. Per undici anni ho fatto il custode ed ero quotidianamente a contatto con i rifiuti pericolosi e con le fibre che venivano portate via dal vento. Seppi che si trattava di amianto solo da un lavoratore dell’indotto”. Vincenzo D’Agostino ha raccontato quanto accaduto nell’area della vasca 4 all’isola 32 dello stabilimento Eni di contrada Piana del Signore. Il lavoratore è parte civile nel dibattimento che si tiene nei confronti di Bernardo Casa, Rosario Orlando, Aurelio Faraci, Biagio Genna e Arturo Anania. “Annottavo tutto quello che non andava in alcuni bigliettini e riferivo ai responsabili ma senza avere risposte – ha continuato rispondendo alle domande del pm Mario Calabrese – solo nel 2007 la discarica venne coperta. La cartellonistica che segnalava il pericolo venne inserita dopo il sequestro dell’area”. Una serie di presunte irregolarità che hanno portato a processo manager e tecnici di Eni. D’Agostino ha spiegato davanti al giudice Miriam D’Amore di aver contratto alcune patologie.

“I responsabili di Eni ma anche alcuni sindacalisti che ho interpellato escludevano che in quella discarica ci fosse amianto – ha detto ancora – la formazione? Ho ricevuto solo opuscoletti nel 2005 e nel 2010 che spiegavano cosa fosse l’amianto. Non ho mai auto presidi di sicurezza”. I legali degli imputati hanno sempre escluso violazioni della normativa nella gestione della vasca. D’Agostino ha fornito una dettagliata descrizione che ha fatto emergere un esposizione costante a presunte sostanze pericolose. Nel procedimento, parti civili sono il ministero dell’ambiente (con l’avvocato Giuseppe Laspina), il Comune (con gli avvocati Flavio Sinatra e Raffaela Nastasi), le associazioni Aria Nuova e Amici della Terra (con i legali Salvo Macrì e Joseph Donegani) e l’Ona (con gli avvocati Davide Ancona e Ezio Bonanni). In aula, c’erano diversi operai dell’indotto, a loro volta parti civili. D’Agostino è invece rappresentato dall’avvocato Giovanni Avila. Nuovi testimoni verranno sentiti alla prossima udienza e il giudice D’Amore sembra intenzionata a chiudere il giudizio prima che possa maturare la prescrizione.

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