Rifiuti speciali nei fondali del porto isola, giudizio sospeso: azienda deve intervenire

 
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Gela. Procedimento sospeso per un anno, così da consentire le operazioni di ripristino dello stato dei luoghi, come chiesto dai legali degli imputati. E’ stata accolta l’istanza avanzata nel giudizio che vede accusati manager e tecnici di Eni. Sono ritenuti responsabili di non aver assicurato il corretto smaltimento di rifiuti speciali, finiti nei fondali del porto isola. E’ stata accertata la presenza di resti di ponteggi, tubi e vecchi fusti. Sono a processo Bernardo Casa, Alfredo Barbaro, Settimio Guarrata, Calogero Sciascia e Arturo Anania, oltre alla stessa società Raffineria che risponde di illecito amministrativo. Il sì alla sospensione è arrivato nonostante la ferma opposizione del procuratore capo Fernando Asaro, che sostiene l’accusa in giudizio. Per il magistrato, l’istanza sarebbe stata “tardiva”. “Si tratta solo di un progetto per il ripristino dello stato dei luoghi”, ha spiegato ancora. Il giudice, invece, si è riservata sul possibile pagamento di un’oblazione, proposta sempre dalle difese rispetto ad uno dei capi di imputazione. In ogni caso, la società Raffineria di Gela sarà responsabile civile.

E’ stata accolta la richiesta inoltrata dal legale del Comune, l’avvocato Ornella Crapanzano, che è parte civile insieme al Ministero dell’ambiente (con il legale Giuseppe Laspina). La presenza nei fondali di rifiuti speciali abbandonati venne accertata dopo una serie di controlli, condotti dai sub della capitaneria di porto. Secondo quanto viene contestato, sarebbe stato causato un danno ambientale.

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