Riforma ordinamento giudiziario, Anm: “Non convince, magistrati sarebbero schedati”

 
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Caltanissetta. La riforma dell’ordinamento giudiziario, approvata dalla Camera dei deputati, preoccupa i magistrati dell’Anm, che fanno parte della giunta sezionale di Caltanissetta. Una “gerarchizzazione degli uffici giudiziari” che non convince affatto e l’ombra di un pm che debba dipendere dal potere esecutivo, sono punti deboli di una riforma che l’Anm non condivide. “Lungi dall’essere la migliore riforma possibile, come definita dal ministro della giustizia, in certi suoi aspetti rischia di minare irrimediabilmente i valori dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, quali pilastri del sistema costituzionale. La riforma impone la gerarchizzazione negli uffici giudiziari e il primato assoluto delle statistiche a discapito di qualunque valorizzazione della qualità, mortificando quel diritto vivente che, con l’interpretazione evolutiva, ha risposto alle esigenze di modernità della società. Il giudizio non sarà più libero e i magistrati non potranno valutare le peculiarità del caso specifico dovendosi conformare in modo burocratico e passivo ai precedenti delle Corti superiori, a danno dei cittadini, sia imputati che persone offese”, così spiegano i magistrati dell’Anm nissena Chiara Benfante, Santi Bologna, Calogero Cammarata, Eleonora Guarnera, Luigi Lo Valvo, Martina Scuderoni e Massimo Trifirò. Dietro alla nuova disciplina, per i magistrati dell’Anm, si nasconde il rischio di un controllo rigido dell’attività svolta, a discapito dell’indipendenza e delle tutele anche degli imputati. “Il fascicolo del magistrato esiste già, perché la valutazione dei magistrati è svolta ogni quattro anni per sette volte nell’arco della vita professionale. Con le nuove norme si introduce una “schedatura” di fatto che pare ritagliata sull’obiettivo di spingere il magistrato al conformismo, cioè a una interpretazione burocratica del proprio ruolo che gli eviti fastidi da parte di chi può e conta. Si attribuisce il diritto di voto sulla valutazione dei magistrati a chi esercita la professione forense nel medesimo ufficio giudiziario del magistrato soggetto alla valutazione di professionalità senza contemplare alcun requisito di terzietà per neutralizzare i possibili conflitti di interesse. La ancora più rigida separazione delle funzioni giudicanti e requirenti – si legge in una nota ufficiale – è solo un cavallo di troia, preludio all’introduzione nel nostro ordinamento della separazione delle carriere. E si badi che ovunque al mondo ci sia una qualche declinazione della separazione delle carriere, il pm è legato all’esecutivo di cui deve eseguire ordini e direttive. In Italia il pm non è solo una parte, ma è una parte pubblica cioè un magistrato che ricerca la verità processuale e ha come primo dovere quello di svolgere attività di indagine a favore dell’indagato”. I magistrati della giunta sezionale dell’Anm non intendono fare una difesa “corporativa” ma ritengono che la nuova riforma possa minare le basi della loro attività, fondamento del modello democratico.

“Non vogliamo svolgere una difesa corporativa e siamo i primi a ritenere l’indifferibilità di riforme che, per usare le parole del presidente della Repubblica, devono riportare i cittadini a poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’ordine giudiziario. Le nuove regole elettorali del Csm, invece, anziché prevenire le deprecabili logiche di potere più volte censurate dal presidente Mattarella, mantengono inalterato il peso delle correnti. Convinti della centralità della funzione giudiziaria come difesa della democrazia, come magistrati della Repubblica italiana, a conferma del nostro giuramento, continueremo a tutelare i diritti dei cittadini, ad assicurare un controllo effettivo di legalità, con onestà intellettuale, lealtà alle leggi dello Stato e indipendenza di giudizio, soggetti soltanto alla legge e rispondendo esclusivamente all’interesse dei cittadini. Auspichiamo pertanto che a seguito delle iniziative assunte dall’Anm si intraprenda un confronto produttivo con il legislatore sui contenuti della riforma”, conclude la nota.

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