Ritardi e pochi soldi, l’accordo di programma: sindacati, “aspettiamo ancora Musumeci”

 
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Gela. Sono passati ormai quattro anni dalla chiusura del protocollo d’intesa che ha avviato la fase di riconversione della raffineria Eni di contrada Piana del Signore. Ad oggi, però, l’accordo di programma e l’area di crisi complessa, nonostante quanto indicato dall’amministrazione comunale, viaggiano su binari poco battuti. Per l’accordo di programma, che traccia la linea d’investimento alternativa a quella di Eni, sul tavolo ci sono solo venticinque milioni di euro. Governo e Regione, di certo, non si sono svenati, anche se per il sindaco Domenico Messinese e per il suo vice Simone Siciliano si tratta di stanziamenti solo parziali. Senza un’adeguata base finanziaria, l’area di crisi complessa può diventare una scatola vuota, quasi del tutto inservibile. Da tempo, i confederali della triplice di Cgil, Cisl e Uil chiedono chiarimenti ufficiali. “Aspettiamo ancora una convocazione dal presidente della Regione Nello Musumeci – dicono Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Maurizio Castania – l’abbiamo chiesta ma a Palermo nessuno ha risposto. Ci saremmo aspettati tempi molto più rapidi. Probabilmente, sia la giunta comunale sia quella regionale procedono con lentezza”.

I confederali hanno respinto la strategia sul tema, orchestrata invece dal sindaco Domenico Messinese e dal suo assessore di riferimento Simone Siciliano. Primo cittadino e vice hanno pure disertato gli incontri pubblici organizzati dai sindacati, ai quali hanno partecipato diversi amministratori dei comuni che rientrano nell’area di crisi complessa. Le distanze sono abissali e senza una soluzione rapida, le alternative alla fabbrica Eni di contrada Piana del Signore potrebbero saltare e finire nel nulla. Tra le varianti “impazzite” ci sono i soldi che mancano all’appello e che dovrebbero assicurare agevolazioni e vantaggi in favore di aziende pronte ad investire sul territorio. Sullo sfondo, almeno per ora, rimane la “spartizione” delle Zone economiche speciali, altro tassello che potrebbe assicurare ossigeno economico ad un territorio gravemente in deficit di investimenti e di lavoro. I confederali attendono, però, che da Palermo qualcuno si faccia sentire.

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