Ritrattò le accuse contro gli estorsori, “aveva paura”: il caso di un operaio in Cassazione

 
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Gela. A giugno, il suo caso tornerà davanti ai giudici, questa volta di Cassazione. Caduto il favoreggiamento alla mafia. E’ stata fissata l’udienza dopo il ricorso presentato dal legale di fiducia dell’operaio Calogero B. L’uomo venne condannato a quattro anni di reclusione in primo grado, ridotti a due anni e mezzo in appello, con l’accusa di falsa testimonianza e calunnia, aggravate dall’aver favorito la mafia. Avrebbe ritratto in aula, nel corso di una deposizione, le precedenti accuse mosse contro gli estorsori che, negli scorsi anni, presero di mira i titolari della concessionaria d’auto per conto della quale si occupava degli interventi tecnici. In primo grado, le accuse ressero. In appello, invece, il suo legale di fiducia, l’avvocato Ignazio Raniolo, è riuscito a dimostrare come l’operaio avesse deciso di ritrattare le accuse solo per timore di eventuali ritorsioni. L’indagine nei suoi confronti scattò, appunto, dopo alcune dichiarazioni rese in aula. L’uomo accusò gli inquirenti e i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta che, stando alla sua versione, lo avrebbero costretto ad identificare gli estorsori. Così, finì a processo. In appello, i giudici, pur condannandolo a due anni e mezzo di reclusione, hanno comunque escluso il favoreggiamento alla mafia. 

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