Agromafie, sequestrata azienda agricola e gregge ad allevatore Vincenzo Trubia

 
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Gela. Oltre 550 ovini e caprini ed una azienda agricola in odor di mafia sono stati sequestrati ad un uomo indiziato di appartenere al clan mafioso degli Emmanuello.  Il valore complessivo dei beni immobili e mobili sequestrati dalla divisione anticrimine della polizia, dal commissariato di Gela e dal reparto prevenzione crimine della Sicilia Occidentale ammonta a circa mezzo milione di euro.

Nel mirino Maurizio Trubia,, inteso Enzo, allevatore di ovini e caprini  a Gela. In particolare, su proposta del Questore di Caltanissetta, la sezione misure di prevenzione del locale Tribunale, ha disposto il sequestro dell’impresa individuale destinata all’allevamento di ovini e caprini intestata alla moglie, una cittadina romena, dell’intero complesso aziendale, macchine agricole comprese, e altri beni mobili registrati, nonché il sequestro di terreni rurali per una superficie totale complessiva di oltre 6 ettari, 5 fabbricati, il tutto riconducibile a Trubia.

Oggetto del sequestro sono anche quattro rapporti finanziari. Grazie alla collaborazione dei veterinari dell’ASP di Caltanissetta e al personale del Corpo forestale regionale, sono stati individuati anche 550 ovini e caprini nella disponibilità di Trubia, conseguentemente censiti e sottoposti a controllo veterinario, tutti destinati e già avviati presso un’azienda agricola di in altra provincia siciliana, già da tempo confiscata alla criminalità mafiosa.

Trubia, nel mirino sin dagli anni novanta, si è messo in evidenza per la commissione di innumerevoli gravi delitti e per le sue frequentazioni di noti appartenenti a cosa nostra gelese, arrivando ad assumere al suo interno ruolo di prestigio, fino a emergere, come riscontrato anche sulla base di rivelazioni di diversi collaboratori di giustizia, quale “reggente” della famiglia mafiosa gelese degli Emmanuello, già dalla morte dell’omonimo boss Daniele avvenuta nel dicembre del 2007.

Tra i reati passati ricettazione, danneggiamento e minacce, detenzione e porto illegale di armi, violenza privata e lesioni personali, invasione di terreni o edifici e introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui e pascolo abusivo.

Nel 2007 è stato accusato anche di associazione di tipo mafioso, tentata estorsione in concorso, ancora atti persecutori (dal dicembre 2017 fino al mese di gennaio del 2019). Proprio in relazione a tale ultimo reato, è stato recentemente condannato per aver condotto di continuo gregge di capre e pecore, da lui stesso gestito, all’interno di terreni già seminati di suoi confinanti, condotte verosimilmente finalizzate a imporre in modo vessatorio la propria presenza, così da costringere i vicini ad abbandonare le proprie terre ed esprimere così la sua oligarchia.

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