Ruspe in azione in contrada Zaia per un parcheggio, Giudice: “E’ una zona sottoposta a vincoli”

 
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Gela. Ruspe in azione tra i terreni agricoli ricadenti nelle aree con vincolo paesaggistico di contrada Zaia . Si spiana nelle aree sottoposte a vincoli? L’obiettivo è realizzare ampie distese di asfalto per ospitare parcheggi di mezzi pesanti. A segnalare l’ennesimo scempio del territorio è Emilio Giudice, coordinatore della riserva naturale del lago Biviere e rappresentante della sezione locale Lipu. Una segnalazione è stata inviata alla giunta comunale tramite il portale del Comune e “nei prossimi giorni approderà in procura – assicura Emilio Giudice – Non possiamo continuare ad assistere a simili disastri ambientali facendo finta di nulla”. Lo stesso Giudice da anni è impegnato in una lotta senza frontiere contro l’abusivismo delle aziende serricole che insistono a ridosso del lago Biviere, sito di interesse per la migrazione degli uccelli tutelato da vincoli ambientali e paesaggistici. “In questa città è come se non ci fosse un reale controllo del territorio – accusa l’ambientalista – Nessuno si accorge dei soprusi. In alcune circostanze sono stati autorizzati lavori di sbancamento di aree protette e destinate ad altro. Non si comprende che esistono dei terreni destinati proprio alla produzione agricola che se usati per altro creano un danno all’economia locale”. L’area di contrada Zaia segnalata da Emilio Giudice si trova a pochi chilometri dal centro abitato e a ridosso del sito di interesse storico-archeologico rappresentato dal Castelluccio. “Spero che gli organi competenti intervengano contro questo mal costume – conclude Emilio Giudice – di occupare il verde agricolo per interventi di abusivismo edilizio, realizzando enormi parcheggi. Un episodio analogo lo avevo denunciato nelle contrade che avrebbero dovuto ospitare il progetto del parco fotovoltaico-serricolo della cooperativa Agroverde. In quella circostanza non è stato tenuto conto dei metodi adottati per sbancare un’area vasta. Esiste il sospetto che i tecnici avessero volutamente sbagliato le richieste dell’iter autorizzativo che, successivamente, è stato regolarmente approvato causando una devastazione dal punto di impatto ambientale”.

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