“Salvatore Aldisio salvò la mia vita”. Il racconto di Carmelo Ialazzo 61 anni dopo l’incontro

 
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Gela. “Devo la mia vita a Salvatore Aldisio. E’ grazie a lui che ho avuto al possibilità di camminare, condurre una vita normale, andare a scuola,lavorare,  crearmi una famiglia e prendere la patente”.

 

Commovente la storia di Carmelo Ialazzo, un  pensionato gelese che dopo sessantuno anni ha voluto raccontarsi, raccontare la sua vita, rivelare la sua storia davvero speciale legata al politico e ministro gelese Salvatore Aldisio al quale anche  lanostra città natale ha voluto dedicare un tratto del corso principale e una statua di bronzo nella piazza municipio.

Affetto sin dalla nascita (3 Novembre 1950) da una poliomielite, una malattia acuta altamente contagiosa caratterizzata da una paralisi asimmetrica alle gambe che lo ha costretto a portare dei tutori fin dalla tenera età di un anno, le condizioni di Carmelo  si sono rivelate subito gravi tanto da ricevere appena nato il sacramento del battesimo e della cresima nella chiesa di San Giacomo Maggiore.

Nessun sorriso, niente giochi e corse per le strade come facevano i suoi fratelli e i bambini vicini di casa, nessuna infanzia spensierata e leggera. Gli  occhi di Carmelo erano malinconici e avevano perso anche l’immaginazione.

E così gli anni passavano tra tristezza e dolore, tra pianti e sofferenze… Ma racconta che un giorno la sua vita cambiò.

“In un pubblico raduno vidi l’onorevole Salvatore Aldisio, vicino casa mia, nei pressi del cimitero monumentale mentre esponeva i suoi programmi per la città. Lo raggiunsi strisciando, mi sorrise, mi  prese in braccio e mi adagiò sulle sue gambe. Gli chiesi aiuto e gli dissi che preferivo morire piuttosto che vivere in quelle condizioni. Lui prese a cuore la mia situazione e con il consenso dei miei genitori, il 14 aprile del 1955, insieme all’avvocato Francesco Lorefice, scrisse una lettera al dottor Francesco Blandini dell’ospedale Bambin Gesù di Roma e lì fui ricoverato da maggio a settembre del 1955.

Fu Aldisio a  pagarci i biglietti per partire e a sostenere il soggiorno mio e di mia madre a Roma; mio padre tornò dai miei fratelli. Ritornai a casa dopo quattro mesi e dopo un po’ di terapia iniziai finalmente a camminare.  Che gioia! Finalmente a 9 anni il mio primo giorno di scuola anche se nel ’64 dovetti abbandonarla perché venne a mancare mia madre, stroncata da un infarto mentre vestiva il più piccolo dei fratelli di soli tre anni.

In famiglia eravamo in sette, i tempi erano duri e difficili e mio padre non aveva la possibilità di mantenerci tutti. Il più piccolo dei fratelli fu portato in un istituto ed io andai a lavorare in  un’autofficina. Tra i sacrifici la vita andava avanti. Ci bastava poco per essere felici. Nel 1981 mi sposai ed ebbi due figli. Nel 1987 andai a lavorare ai Salesiani e dal 2010 sono in pensione.Oggi sono nonno, vivo felice con i miei nipoti e la mia famiglia.

Nonostante i problemi di salute non mi sono mai arreso, ho abbattuto ogni ostacolo che la vita mi poneva davanti ma per tutto ciò che ho e che ho costruito con le mie forze voglio ringraziare il mio benefattore generoso e caritatevole, Salvatore Aldisio, che mi ha donato la voglia di vivere e la speranza. Grazie a Salvatore Aldisio, per il bene che mi ha voluto e per tutto quello che hai fatto per me”.

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