Sanatoria sospetta per un capannone, uno dei vertici di Politecnica: “Nessuna irregolarità”

 
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Gela. “Quella pratica è stata trattata in modo regolare. Non ci sono state anomalie”. Giovanni Romiti, tra i principali responsabili della società Politecnica (che fino allo scorso anno ha gestito le pratiche di condono edilizio per conto del Comune) ha parlato davanti al collegio penale del tribunale, durante il dibattimento scaturito dalla procedura di sanatoria di un capannone, lungo la Gela-Catania. Per i pm della procura, in aula con il sostituto Luigi Lo Valvo, ci sarebbero state irregolarità che avrebbero favorito il titolare di quella struttura, che cambiò destinazione d’uso (da agricola a commerciale). Insieme a Romiti, a processo ci sono l’ex direttore generale del Comune Renato Mauro, il dipendente dell’ente Ignazio Russo e lo stesso proprietario del capannone, Piero Bruscia. “L’attività svolta da Politecnica – ha spiegato Romiti – ha consentito al Comune di incassare circa diciotto milioni di euro. Ribadisco che non ci furono anomalie nella gestione di quella pratica, c’erano tutte le condizioni per concedere il provvedimento di sanatoria. Se mi fossi accorto di possibili irregolarità, sarei stato il primo a segnalarle”.

Per i magistrati, però, ci sarebbero state difformità tra quanto deciso dai tecnici dell’azienda e i pareri che intanto erano stati rilasciati dai funzionari del municipio. Romiti, nel corso dell’esame, ha escluso eventuali ombre anche rispetto al fatto che quella pratica fu affidata a Politecnica, prima ancora della conclusione definitiva dell’accordo contrattuale con il Comune. “Spesso capita – ha replicato l’imputato – soprattutto quando si tratta di amministrazioni pubbliche che decidono di dare precedenza ad iter che consentano di incassare somme maggiori”. Romiti ha risposto alle domande del suo difensore di fiducia, l’avvocato Giuseppe Scozzari. Gli altri imputati, invece, sono difesi dai legali Giacomo Ventura, Antonio Gagliano, Fabrizio Ferrara e Giovanni Bruscia.

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