Scontro furioso nel Pd, i “ribelli” contro i Cardinale: “Tentativi di intimidazione politica”

 
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Gela. Nel Pd non si fanno più prigionieri. E’ guerra aperta tra i “ribelli” che hanno contestato, fin dal principio, le scelte elettorali dettate da Palermo e Roma, e la deputata del territorio Daniela Cardinale, appena rieletta. Solo poche ore fa, con il risultato in mano, la figlia dell’ex ministro Salvatore Cardinale, oggi leader di Sicilia Futura, ha attaccato senza mezzi termini quelli che non l’hanno sostenuta. ““E’ stata sicuramente la campagna elettorale più impegnativa e difficile da me sostenuta come candidata – scrive in una nota ufficiale – anche perché, come è noto, ho dovuto fronteggiare non solo gli avversari esterni che hanno avuto buon gioco nel puntare su un malessere profondo dei cittadini, ma anche alti dirigenti provinciali e locali del Partito Democratico che, in maniera assai sfrontata, hanno alimentato il circuito del voto contro, al solo fine di impedire la mia rielezione”. Per la deputata, ci sarebbe stato un tentativo di sabotaggio della sua elezione alla Camera, orchestrato dai suoi stessi compagni di partito. I “ribelli”, tacciati di tradimento, invece parlano di “intimidazione politica” da parte della famiglia Cardinale. “Suggeriamo alla giovane parlamentare di impiegare meglio il suo tempo, dedicandosi ai problemi del territorio ed anche al suo partito – dicono i segretari cittadini dem dell’Unione provinciale – oltretutto deve ancora spiegare perché, da dieci anni parlamentare, ha partecipato soltanto ad una direzione provinciale, che esitò la lista per le parlamentarie del 2013. Daniela Cardinale dovrebbe pure spiegare quando il Pd è il suo partito e quando non lo è, chiarendo per esempio l’indecente risultato del partito nella sua Mussomeli, alle scorse regionali quintuplicato da Sicilia Futura. Un esito elettorale che certamente ha procurato gravi danni di immagine”.

“I dirigenti di altri movimenti non interferiscano con il Pd”. La parlamentare rieletta appare quasi un corpo estraneo al partito locale che dovrebbe rappresentare, almeno sulla carta. “Oltretutto il risultato ottenuto nel suo collegio è tra i più striminziti di Italia – continuano – se non il più striminzito. Certamente, l’ultimo dei collegi siciliani e come pare abbia detto il padre, “eletta in zona Cesarini”. Alla luce di questo dato comprendiamo perché la parlamentare non abbia avuto la forza di cimentarsi nel collegio uninominale. Pazienza, sarà per la prossima volta! Il gruppo dirigente del Pd è già al lavoro con scrupolo e responsabilità e comunica che nei prossimi giorni si svolgerà la prima iniziativa programmatica 2018”. I “ribelli” ne hanno anche per gli alleati, anche questi almeno sulla carta. “Invitiamo taluni dirigenti di altri movimenti, magari delusi da risultati elettorali personali assai modesti – concludono – a non interferire in quelle che sono le dinamiche del Pd e del suo gruppo dirigente. Le costanti che si intravedono nel loro pensiero sono una sorta di ossessione per qualcosa che difficilmente potranno realizzare”. Il Pd locale fa da teatro ad una nuova, l’ennesima, “tragedia” politica.

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