Scoperta la città medievale, Mulè: "Basta industria, si punti sul turismo archeologico"
Gela. Dagli scavi sull’asse viario di fronte la chiesa Madre stanno emergendo reperti archeologici di valore inestimabile. Scoperta una cisterna greca, da iniziare a scavare, e un butto, ovvero un poz...
Gela. Dagli scavi sull’asse viario di fronte la chiesa Madre stanno emergendo reperti archeologici di valore inestimabile. Scoperta una cisterna greca, da iniziare a scavare, e un butto, ovvero un pozzo rettangolare di epoca medievale da cui già gli archeologi della Soprintendenza di Caltanissetta hanno estratto reperti ceramici di diverse epoche che partono dal 1250 per arrivare fino al Rinascimento. Un tesoro che dimostrano l’importanza di Gela in epoca basso-medievale, in parte ancora sconosciuta. Secondo Nuccio Mulè, cultore di storia patria, da questi ritrovamenti, ancora in fase iniziale, si comincia già a delineare una storia della città tutta da scrivere nel contesto medievale della Sicilia.
Per Mulè è un’altra occasione da non perdere. “E giunta l’ora di attivarsi per dare un destino diverso alla nostra città dopo quello illusorio dell’industria petrolchimica – dice – Gela deve ritornare ad essere una città dove l’archeologia dovrà rappresentare il punto di svolta per una nuova economia e una nuova politica occupazionale, basate ambedue sul turismo archeologico. Cosa che i nostri amministratori (locali, provinciali e regionali), tutti e nessuno escluso, dal dopoguerra ad oggi non hanno saputo né vedere né tantomeno voluto considerare”.
Gli scavi di via Giacomo Navarra Bresmes a Gela stanno riservando sorprese incredibili di ritrovamenti ma che per Mulè devono necessariamente avere il conforto delle istituzioni competenti per la prosecuzione dello scavo archeologico. In particolare vanno adottati i provvedimenti legislativi dell’archeologia Preventiva con lo scopo di conciliare l’esigenza di tutela del patrimonio archeologico con le necessità operative delle attività che comportano lavori di scavo.
Gli scavi di Caltaqua attigui alla Madrice, devono essere sottoposti tramite la Soprintendenza di Caltanissetta alla archeologia preventiva per conoscere in anticipo il rischio archeologico dell’area su cui è in progetto l’intervento e di prevedere in conseguenza eventuali variazioni progettuali, difficilmente attuabili in corso d’opera.
La verifica preventiva dell’interesse archeologico, conosciuta meglio con l’acronimo di VIArch (ovvero Valutazione Impatto archeologico) impone alle stazioni appaltanti di trasmettere al soprintendente copia del progetto preliminare dell’intervento corredata dagli esiti di studi e analisi geo-archeologiche preliminari, e, per le opere a rete, l’interpretazione del telerilevamento, nonché le ricognizioni di superficie sulle aree interessate dai lavori.
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