Siciliapolis pronta ad approdare in Eni, Strano: la priorità sono i dipendenti
Gela. La revoca della licenza alla società “Sicurezza Italia” ordinata dal prefetto di Catania, Silvana Riccio, apre nuovi scenari anche in città. Come anticipato dalle organizzazioni sindacali di cat...
Gela. La revoca della licenza alla società “Sicurezza Italia” ordinata dal prefetto di Catania, Silvana Riccio, apre nuovi scenari anche in città. Come anticipato dalle organizzazioni sindacali di categoria di Catania, Davide Foti (segretario Filcams Cgil Catania) e Rita Ponzio (segretario Fisascat Cisl Catania), bisogna pensare al futuro dei circa 700 vigilantes con particolare riferimento a quelli che garantiscono un servizio alle piccole aziende. Sembra, invece, solo una corsa contro il tempo l’assorbimento delle maestranze che operano per le società più rilevanti. Cosi, in città, per i 60 addetti al servizio di portineria e vigilanza esterna alla Raffineria, Enimed e Green Stream, si profila un cambio di casacca da “Sicurezza Italia” a Siciliapolis.
Quest’ultima società è arrivata seconda nel bando di gara Eni che nel 2014 aveva permesso all’istituto di vigilanza di Raddusa che fa capo a Filippo Sberna di insediarsi in città e adesso finita al centro di vicende giudiziarie e repentini cambi al vertice sfociati nella definitiva revoca della licenza. In attesa degli sviluppi della vicenda, con un nuovo attesissimo incontro in prefettura fissato per domattina, l’amministratore dell’istituto di vigilanza Siciliapolis, Carla Strano, si è detto favorevole ad assumere le sessanta guardie giurate della società “Sicurezza Italia” che operano nelle aziende del gruppo Eni.
“A me dispiace per quello che sta accadendo – commenta Strano – ma alla fine ci vanno di mezzo sempre i dipendenti. E’ una questione che bisogna risolvere subito. Sono spesso lavoratori con famiglie a seguito. Noi abbiamo le carte in regola per garantire quel servizio che ci aveva visti arrivare secondi. Oggi – aggiunge – abbiamo ulteriormente adeguato gli standard al nuovo decreto. Un lasciapassare in più per iniziare a lavorare anche col colosso Eni. Se l’ente ci contatta daremo la massima disponibilità. Noi prediligiamo un sistema fatto di controlli – conclude – perché è l’unico che mira a soddisfare le stringenti leggi che regolano il nostro operato e consente di crescere”.
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