“Sicilsaldo e Martorana estorte”: Pm catanesi chiedono pesanti condanne

 
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Gela. “Sia la Sicilsaldo dell’imprenditore Angelo Brunetti sia la Martorana costruzioni di Giuseppe Martorana furono sottoposte ad estorsione nei cantieri avviati a Palagonia e nelle zone limitrofe”. Il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catania Agata Santonocito è stata molto esplicita

nel corso della sua lunga requisitoria davanti alla corte che sta processando oltre venti imputati, tutti accusati di aver avuto un ruolo nelle organizzazioni mafiose dell’area del calatino.
Gli imputati, infatti, finirono al centro della maxi inchiesta antimafia Iblis. “Possiamo affermare con certezza – ha proseguito il pm – che l’impresa retta da Angelo Brunetti dovette pagare in un arco temporale che va dal 1999 al 2009. Molto più recente, invece, è stato l’interessamento dei clan nei confronti della società Martorana”.
In questo modo, il magistrato, affiancata dal collega Antonio Fanara, ha delineato i tratti peculiari del sistema creato dalle famiglie mafiose calatine. “La Sicilsaldo – ha ribadito – si aggiudicò due importanti commesse, quella per la costruzione dell’acquedotto e quella della via di fuga, entrambe nel comune di Palagonia. Brunetti, in sostanza, finì nella morsa creata da mafia e politica. Le figure di spicco erano sicuramente Salvino e Fausto Fagone, padre e figlio che si sono succeduti alla guida del municipio di Palagonia, e ancora Alfio Mirabile, tra i leader delle famiglie criminali della zona”.
Il magistrato non ha trascurato le cifre che sarebbero state versate da Angelo Brunetti per evitare danneggiamenti e altre ripercussioni.
“Inizialmente – ha detto – gli furono chiesti almeno cento milioni delle vecchie lire. Alla fine, si raggiunse un accordo a sessanta milioni. Dieci vennero subito pagati. Gli altri cinquanta, invece, furono ritirati da Pietro Iudicelli e Giovanni Buscemi direttamente nella sede gelese della Sicilsaldo. Fu proprio Giovanni Buscemi, insieme a Massimo Oliva, ad invitare Brunetti all’incontro con il boss Angelo Santapaola. Una delle riunioni si svolse nell’area di servizio lungo la statale 117”.
Alla fine dell’intera requisitoria, i pm Agata Santonocito e Antonio Fanara hanno chiesto trecentocinquant’anni di carcere per gli oltre venti imputati, compresi i presunti responsabili delle estorsioni ai danni delle due imprese gelesi.

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