Smantellato il “sistema Montante” che corrompeva pezzi dello Stato

 
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L'ex presidente di Confindustria Antonello Montante

Gela. A “tradirlo”  per primo sono stati due ex amici, una volta fedelissimi, ovvero l’ex assessore regionale Marco Venturi e l’ex presidente dell’Irsasp Alfonso Ciero. Sono stati quelli che hanno parlato del “sistema Montante”, che consentiva all’ex Presidente di Confindustria una spregiudicata attività di dossier aggio, come l’hanno definitiva gli investigatori.

L’arresto di Antonello Montante e di altre cinque persone ha creato un terremoto non solo giudiziario ma anche politico. Uno dei paladini della finta legalità, dell’Antimafia di facciata infatti, aveva collegamenti non solo nel mondo finanziario ma anche in quello politico.

La stessa procura, in conferenza stampa a Caltanissetta, parla di  “linea legalitaria” cui Montante, a parole, ha improntato la sua azione e di cui si è fatto paladino in seno a Confindustria, quanto di quella rete di relazioni che ha dato vita a quello che è stato definito nel corpo delle richiesta cautelare il “sistema Montante”.

Per la squadra Mobile e la Procura non ci sono dubbi. Montante, per preservare l’immagine faticosamente costruita di “uomo della legalità”, giocando d’anticipo, ha ispirato la sua azione ad una continua, spregiudicata attività di dossieraggio, raccogliendo abusivamente informazioni riservate sul conto dei suoi nemici, anche solo potenziali, per impedire che gli antichi legami intessuti con i boss mafiosi, potessero in qualche modo “tornare a galla”, ovvero al solo fine di screditare persone comunque a lui invise o in grado di contrastare i suoi interessi.

Ai domiciliari, oltre a Montante, finiscono pure Giuseppe D’Agata, colonnello che ha guidato la Dia di Palermo per poi approdare ai servizi segreti; Diego Di Simone ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, assoldato da Montante come responsabile della sicurezza; Marco De Angelis, pure lui sostituto commissario ma in servizio alla prefettura di Milano; Ettore Orfanello che ha lavorato alla Polizia Tributaria palermitana; l’imprenditore Massimo Romano. Sospensione per un anno nei confronti di Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della Questura di Palermo.

I reati contestati sono di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione – quali la corruzione e la rivelazione di segreto d’ufficio – e all’accesso abusivo ad un sistema informatico.

L’imprenditore è stato uno degli esponenti di punta della svolta antimafia di Confindustria ricoprendo anche la carica di responsabile nazionale per la Legalità. Le indagini della squadra mobile e della procura di Caltanissetta gli contestano di aver creato una rete illegale per spiare l’inchiesta che era scattata nei suoi confronti tre anni fa, dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia. Il 22 gennaio di due anni fa, Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, venivano ipotizzati legami d’affari e rapporti di amicizia con Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino della provincia di Caltanissetta morto suicida in carcere nel 1992. Vincenzo Arnone è stato testimone di nozze di Montante.

Anche i pentiti Carmelo Barbieri, Pietro Riggio e Aldo Riggi avevano parlato di Montante, così come Ciro Vara e Salvatore Ferraro.

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